Evasione fiscale attraverso l’emissione di fatture false o operazioni inesistenti per diversi milioni di euro. Per queste ragioni una ventina di persone sono state indagate dalla Guardia di finanza e sei sono finite addirittura in carcere. E tra questi anche alcuni imprenditori edili piuttosto noti nella Bassa.
La notizia dell’esecuzione dei provvedimenti contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Cesare Bonamartini, su richiesta del sostituto procuratore Claudia Moregola, è dei giorni scorsi.
E già nel fine settimana in paesi come Castrezzato, Orzinuovi e Castelcovati si sapeva e si mormorava dell’arresto di alcune persone molto conosciute.
L’accusa contestata ad alcuni degli arrestati è quella di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di natura fiscale, servendosi anche di società «cartiere», ovvero costituite solo per emettere false fatturazioni o per operazioni inesistenti, il cui valore si aggirerebbe attorno ai 15 milioni di euro.
Non solo. Secondo l’accusa alcune società apparivano come fittizie intestatarie di contratti di lavoro di dipendenti impiegati in alcuni cantieri edili, questo per la creazione di crediti d’imposta del tutto fittizi che servivano poi come compensazioni degli oneri contributivi.
I fatti contestati dagli inquirenti sono relativi alle dichiarazioni d’imposta del 2008, del 2009 e del 2010.
Secondo gli investigatori delle Fiamme gialle al vertice dell’organizzazione vi sarebbe Massimiliano Amico, di Orzinuovi, socio di riferimento della Orceana costruzioni, azienda peraltro dichiarata fallita nell’autunno del 2012 sulla base del primo comma dell’articolo 173 della Legge Fallimentare, ovvero perché si è accertato «che il debitore ha occultato o dissimulato parte dell’attivo, dolosamente omesso di denunciare uno o più crediti, esposto passività insussistenti o commesso altri atti di frode».
Ad Amico verrebbe addirittura attribuita dagli inquirenti la decisione di creare le società «cartiere», di determinare gli importi delle false fatturazioni e le assunzioni fasulle degli operai da parte delle società satellite che facevano parte dell’organizzazione.
Tra gli amministratori di una società di questo tipo rientrano anche Andrea Piceni di Chiari residente a Castelcovati e Moris Salvoni, originario di Orzinuovi ma residente a Castelcovati, finiti in carcere, così come Santino Garibotti di Castrezzato, Dario Scarsetti di Castelcovati e Carlo Vezzoli di Castelcovati, che - secondo gli inquirenti - avrebbero avuto il ruolo di amministratori di diritto e di fatto delle «società cartiere».
Altre dodici persone sono state colpite dall’ordinanza con misure meno afflittive, come quella degli arresti domiciliari e, ancora, dell’obbligo di firma: alcune perché amministratori di comodo delle «cartiere» di fatto gestite da altri, alcune perché, pur rivestendo il ruolo di pubblico ufficiale, avrebbero omesso i dovuti controlli nei cantieri e sui registri degli operai. In questo caso l’accusa sarebbe quella di corruzione.
Gli interrogatori di garanzia dei sei colpiti dalla custodia cautelare in carcere e degli altri indagati sono cominciati ieri mattina. Peraltro Massimiliano Amico, tornato sabato dalle vacanze e informato del provvedimento a suo carico, si è presentato nella caserma delle Fiamme gialle per la notifica del provvedimento.
Assistito dall’avvocato Leonardo Peli si è detto «tranquillo», anche perché sarebbe stato accusato di essere al vertice di una associazione a delinquere con persone che non conosceva. Alberto Piceni e Moris Salvoni (che sono difesi dall’avv. Gianbattista Scalvi) erano già finiti in un guaio giudiziario nell’ambito dell’operazione «Squalo» dei carabinieri su una doppia estorsione che vedeva Amico tra le vittime.
Daniela Zorat