Evasione fiscale: un commercialista tra i 7 condannati

Gli inquirenti sono convinti: la frode fiscale ha retto negli anni grazie al know-how dei professionisti coinvolti. In particolare due consulenti operativi in Svizzera e un commercialista bresciano che figurano tra i sette condannati al termine del processo di primo grado, tappa finale di un’inchiesta parallela a quella che dieci anni fa aveva riguardato, per fatti completamente diversi, alcuni degli imputati di oggi.
Dopo dieci anni
Era il 2013 infatti quando Gianbattista e Michele Rossi, padre e figlio di 66 e 44 anni, vennero arrestati per un giro di prostituzione nei locali notturni di loro proprietà. Indagando su quanto accadeva nei night di mezza provincia, la magistratura ha acceso i riflettori anche sui conti del gruppo. Scoprendo a vario titolo un’evasione delle imposte sui redditi di oltre sei milioni di euro «attraverso - si legge dagli atti - una serie di operazioni societarie fraudolente ed una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie».
La sentenza
Per i periodi di imposte 2009, 2010 e 2011, i reati sono stati dichiarati estinti per intervenuta prescrizione. Su richiesta del pubblico ministero Claudia Moregola, il giudice Luca Angioi ha pronunciato una sentenza di condanna sui restanti capi d’accusa: tre anni e quattro mesi per Gianbattista Rossi, all’epoca amministratore di fatto della Società italiana Investimenti srl, due anni e tre mesi per il figlio Michele Rossi, due anni e due mesi per Elisa Rossi, due anni e quattro per Sebastiano Cilio, amministratore unico della S.i.i dal 31 maggio 2016 e liquidatore della stessa dal 21 dicembre 2016. E poi ci sono i professionisti: due anni e tre mesi di reclusione per Brunello Giovanni Donati, consulente fiscale e rappresentante di fiduciarie svizzere, due anni per Stefano Antonio Graidi, anche lui ai vertici di una fiduciaria elvetica all’epoca delle contestazioni e infine due anni e otto mesi per Claudio Uberti, 65enne «commercialista di fiducia della famiglia Rossi» e iscritto all’Ordine dei commercialisti di Brescia al quale il tribunale ha notificato la sentenza.
Confisca milionaria
I reati sarebbero stati commessi «al fine di evadere e consentire di evadere le tasse» tra Nuvolera, Sirmione, Mazzano e Lonato del Garda. Con la sentenza pronunciata nelle scorse ore il tribunale ha ordinato la confisca a vario titolo nei confronti dei condannati di oltre 4 milioni e 300mila euro, dissequestrando invece quasi due milioni di euro in relazione agli episodi prescritti. I sette condannati sono stati anche dichiarati «interdetti dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione, interdetti dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria per la durata pari alle pene loro inflitte nonché perpetuamente interdetti dall’ufficio di componente di commissione tributaria».
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