Epatite dei bambini, un caso a Brescia

L’undicenne bresciano è ricoverato all’Ospedale di Bergamo. In osservazione, non sarebbe in pericolo di vita
Veduta notturna dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove sono ricoverati i due bimbi lombardi con epatite ignota. Uno è bresciano - © www.giornaledibrescia.it
Veduta notturna dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove sono ricoverati i due bimbi lombardi con epatite ignota. Uno è bresciano - © www.giornaledibrescia.it
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È bresciano uno dei due bambini ricoverati all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo al quale è stata diagnosticata una forma acuta di epatite di origine sconosciuta. Il suo caso, insieme a quello di un altro piccolo, è stato segnalato al ministero della Salute dalla direzione Welfare di Regione Lombardia. Con una rassicurazione: «I piccoli sono in osservazione e non sono in pericolo di vita». Si tratta di una bimba di sei anni e di un bambino di undici. Quest’ultimo, residente in provincia di Brescia, malgrado la sua giovane età, è già stato sottoposto a trapianto di fegato nell’ospedale bergamasco.

Intervento, tuttavia, che non dovrebbe essere collegato all’epatite ad eziologia ignota che ha sviluppato negli ultimi giorni.

La segnalazione

La segnalazione, partita dalla Lombardia, segue le indicazioni che il ministero ha dato a tutte le Regioni, quando sulla malattia sono arrivate maggiori informazioni dal Regno Unito. L’obiettivo è quello di tracciare una mappatura della situazione epidemiologica nel nostro Paese per cercare di approfondire gli aspetti clinici e risalire alle cause scatenanti il processo infiammatorio che danneggia le cellule del fegato. Da cosa nasce tanta attenzione? Il 5 aprile scorso l’Organizzazione mondiale della Sanità è stata informata su dieci casi di epatite ad eziologia (causa) sconosciuta in bambini di età inferiore ai dieci anni, precedentemente sani, osservati nella Scozia centrale. Di questi dieci casi, nove avevano presentato i sintomi già in marzo, mentre per un caso l’esordio risaliva a gennaio 2022.

Quali sintomi

«I sintomi - come si legge in una circolare ministeriale - includevano ittero, diarrea, vomito e dolore addominale. Tutti e dieci i casi sono stati identificati a seguito di ricovero e in un caso è stato necessario ricorrere al trapianto di fegato. Il 12 aprile i casi osservati nel Regno Unito, a partire da gennaio, erano in totale 74, la maggior parte dei quali in bambini tra i due e i cinque anni». Ancora: «La presentazione clinica dei casi identificati al momento nel Regno Unito risponde ad una grave epatite acuta, con livelli aumentati di enzimi epatici e in molti casi, con ittero. Come sopra accennato, i casi hanno riportato sintomi gastrointestinali, tra cui dolore addominale, diarrea e vomito nelle settimane precedenti. La maggior parte dei pazienti non presentava febbre. Alcuni sono stati ricoverati presso unità di epatologia pediatrica e in alcuni casi è stato necessario procedere ad un trapianto di fegato. Al 21 aprile 2022 il Regno Unito riferisce 108 casi, di cui 8 sottoposti a trapianto».

Il vaccino non c’entra

Il ministero della Salute informa che «non è stato identificato alcun legame con il vaccino anti Covid-19 e un questionario somministrato ai casi, su alimenti e abitudini personali, non ha identificato alcuna esposizione comune. Sebbene le indagini di laboratorio abbiano escluso in tutti i casi un’eziologia virale di tipo A, B, C, D ed E, le autorità sanitarie del Regno Unito considerano l’ipotesi infettiva la più probabile, dato il quadro epidemiologico e le caratteristiche cliniche dei casi. Tuttavia sono state avviate, e sono tuttora in corso, anche indagini tossicologiche».

Non solo Regno Unito

Dopo le segnalazioni da parte del Regno Unito, casi di epatite acuta di origine sconosciuta nei bambini sono stati riportati anche da altri Paesi, sia attraverso fonti mediatiche sia ufficiali». Il dato aggiornato a venerdì scorso, giorno in cui anche Regione Lombardia ha segnalato i due casi diagnosticati a Bergamo, di cui uno ad un piccolo bresciano, è di 11 segnalazioni giunte da diverse regioni. La circolare: «Si tratta, quindi, di segnalazioni relative a casi sporadici sparsi sul territorio nazionale, la cui aderenza ai criteri della definizione di caso è così illustrata: un paziente non è un caso, perché ricoverato prima del gennaio 2022; due sono in corso di valutazione per possibili ulteriori cause eziologiche; quattro sono definibili come sospetti; due come possibili e due casi sono confermati».

Causa infettiva

Le autorità sanitarie che stanno indagando nel Regno Unito, dove si è verificata la maggior parte dei casi fino ad oggi (74, dato aggiornato a venerdì) ritengono, sulla base delle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche dei casi in esame, che una causa infettiva sia la più probabile, ed in particolare l’infezione da Adenovirus. Ipotesi, quest’ultima, avallata anche da Raffaele Badolato, direttore della Clinica pediatrica dell’Ospedale dei Bambini al Civile di Brescia da dove, ad oggi, non è stato segnalato alcun caso ascrivibile alla forma «ignota» che sta impensierendo le autorità sanitarie di molti Paesi europei.

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