Emergenza freddo per i senza dimora: accoglienza tutto l'anno
Un problema che si ripresenta ogni anno, puntuale all’arrivo dei primi freddi, non è un’emergenza. E non lo è nemmeno il clima rigido che caratterizza la nostra terra in alcuni mesi dell’anno. È un dato di fatto, come il bisogno di chi non ha un tetto sopra la testa di trovare un posto caldo in cui trascorrere la notte nei mesi invernali.
Come lo è il desiderio della maggior parte dei senza dimora di stabilire una relazione più continuativa e stabile con gli operatori delle strutture che aprono loro le porte.
E cercare, insieme, di uscire da una situazione di grave marginalità nella quale si trovano per non aver avuto la forza e l’opportunità di sanare in tempo le ferite loro inferte dalla vita. Per questo, dall’accoglienza a turnazione quindicinale, il Servizio sociale del Comune in collaborazione con alcune storiche realtà del nostro territorio, è passato all’accoglienza stabile per l’intero anno in un percorso di recupero dell’autonomia.
Nessuna interruzione, dunque, per le 255 persone (215 uomini e 40 donne) che da mesi vivono nelle strutture di «Accoglienza 365». Il progetto è partito nel novembre dello scorso anno e rappresenta una vera e propria svolta nello storico servizio «emergenza freddo» riproposto annualmente dal Comune di Brescia. Nel primo anno di esistenza del servizio «Accoglienza 365» sono state accolte 255 persone (215 uomini e 40 donne). Per l’accoglienza maschile sono impegnati le Associazioni Dormitorio San Vincenzo e Pampuri Fatebenefratelli, il Servizio Chizzolini dell’Associazione Amici del Calabrone, la Caritas-Fondazione San Martino. Per quella femminile è in campo ancora la San Vincenzo.
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«Una delle prime cose che sono state decise è che il sostegno a queste persone non dovesse più essere anonimo, non per indagare sulla loro vita e sulla loro identità, ma per sapere chi sono e riuscire a costruire con loro un processo di trasformazione - spiega Marco Fenaroli, assessore ai Servizi sociali del Comune di Brescia -. Da qui l’idea di superare il concetto di emergenza freddo e di offrire un posto dignitoso in cui vivere per dodici mesi l’anno. Un’idea che si fonda sull’osservazione della realtà, strumento indispensabile per tentare di dare le risposte migliori: quando si riapriva a novembre, i soggetti che si ripresentavano per un posto letto erano quasi sempre gli stessi, ma ogni anno in condizioni peggiori.
Non abbiamo la presunzione di risolvere facilmente problemi che sono tutt’altro che facili. Tuttavia, abbiamo iniziato. Siccome tutti i progetti indicano un accompagnamento verso l’autonomia, che significa avere un lavoro e una casa, noi puntiamo a questi obiettivi. Sono percorsi impegnativi e non brevi. E, soprattutto, non tutti sono disposti a mettersi in gioco. Per chi non può o non vuole - continua Fenaroli - vengono offerti servizi a bassa soglia, saltuari, sullo schema dei vecchi dormitori dell’emergenza freddo».
Chi sono le persone inserite in percorsi di recupero verso l’autonomia? Intanto, la provenienza. L’ultima residenza degli uomini è nel Bresciano (52 in città e 54 in provincia), altri 27 in Lombardia e per 83 non si hanno dati certi. Le donne bresciane sono 15, quelle da altri comuni della Lombardia sono dodici e per tredici non si hanno informazioni certe. «Il capoluogo attira le fragilità - continua Fenaroli -. Si finisce per strada quando si perde il lavoro ed i legami familiari si spezzano. Difficile che in queste condizioni, una persona decida di trascorrere la notte sul sagrato della chiesa del Paese.
E non solo per un forte senso di vergogna, ma anche perché sa che la filiera dei servizi in città è più articolata e completa». Le domande di tutti i generi vengono accolte dall’Help center che si trova alla Stazione (viale della Stazione 80). Dall’analisi dei dati dello scorso anno emerge che, tra le persone che si presentano allo sportello, il 55% ha bisogno di ascolto; il 35% chiede un posto in cui trascorrere la notte e, del totale, l’8% (alcune centinaia) sono in lista d’attesa per l’accoglienza.
Dal report aggiornato allo scorso ottobre, le richieste da parte degli uomini erano 629 e quelle delle donne 104. Il Comune di Brescia in un anno spende circa un milione di euro per tutte le politiche di accoglienza, ottocentomila sono per quelle di primo e secondo livello che riguardano i senza dimora e i progetti verso l’autonomia (18 euro al giorno per «Accoglienza 365»; dai 24 ai 35 euro per le accoglienze di secondo livello riservate alle persone con problemi sociosanitari complessi). «Una questione nella quale abbiamo coinvolto anche la Prefettura ed oggi molti Comuni della Provincia stanno collaborando per sostenere le spese dei loro residenti» conclude l’assessore Marco Fenaroli.SocietàLa solidarietà non è legata alle stagioni
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