Emendamento a Roma, 10 milioni per il metrò di Brescia
A un certo punto (quasi) nessuno più ci sperava. Ma non per questo, a Roma, il lavoro dietro le quinte si è fermato. Anzi. Le «trappole istituzionali» sono state tutte sfruttate, prima fra tutte la staffetta in casa Lega tra l’on. Simona Bordonali e l’on. Massimo Garavaglia per garantire sempre la presenza di una «sentinella bresciana» per vegliare sul complesso iter della Manovra finanziaria, come pure determinanti sono stati i ruoli «ponte» dell’on. Dem Marina Berlinghieri, con il ministero dell’Economia, e dell’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini, con il ministero delle Infrastrutture capitanato da Paola De Micheli. E alla fine, in questa partita giocata sul filo del panico, Brescia è riuscita a mettere a segno il suo scacco matto: Roma, attraverso la legge di Bilancio, staccherà alla Loggia un assegno di 10 milioni di euro per la metropolitana.
Un’operazione, questa, che a cascata metterà al sicuro - in una sola mossa - trasporti e piano scuola. Ci eravamo lasciati così: con il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia del Tpl convocato per oggi con un ordine del giorno impietoso: «licenziare» l’architettura dei tagli delle corse per gennaio e conclamare così l’insostenibilità del piano scuola. Questo, di fatto, per insufficienza di fondi. A mancare nelle casse dell’Agenzia sarebbero infatti stati 7,5 milioni: 2,5 dalla Provincia (che ha poi aperto la porta alla firma di un impegno a reperirli) e, soprattutto, 5 dalla Loggia, alle prese con il risiko dei conti legati appunto alla metropolitana, opera rimasta «orfana» dei finanziamenti che nell’ultimo triennio ha incassato dalla Regione.
Da qui era nato lo stallo: dovendo farsi carico al 100% dei costi per il metrò, il sindaco Emilio Del Bono ha tagliato lo storico finanziamento all’Agenzia del tpl. Agenzia che, però, senza quel bacino economico consolidato non sarebbe stata in grado di garantire il servizio così come pensato per fare fronte alla ripresa della scuola in tempi di pandemia, vale a dire più bus sulle strade per garantire lezioni in presenza alle superiori tenuto conto che la capienza massima sui mezzi deve restare del 50%. Il tutto è andato a imbrigliarsi in una corsa contro il tempo inarrestabile: la necessità di approntare i contratti con le società del trasporto per garantire il via al servizio per il 7 gennaio.
Per questo l’avvio dei tagli pareva ormai un epilogo già scritto. Specie perché da Roma, dove l’on. Bordonali aveva depositato l’emendamento per chiedere 10 milioni di euro per Brescia - testo firmato in modo bipartisan anche dagli on. Alfredo Bazoli e Marina Berlinghieri (Pd), Mariastella Gelmini (FI) e Alessandro Colucci (Misto) -, era arrivato l’ordine di scuderia di non aprire il vaso di Pandora degli emendamenti «localistici». Tanto che, in prima istanza, in sede di dibattito in Commissione (dove il testo è stato «fermato» per il dibattito) era arrivata l’ufficializzazione del parere negativo perché riguardava opere infrastrutturali. La finestra si è però riaperta dopo una lunga battaglia (a quel punto il testimone di «sentinella» era passato da Bordonali a Garavaglia) che ha chiamato in causa altri «nullaosta» legati ad altre opere pubbliche arrivati proprio sulla scia dell’ormai prossima legge di Bilancio.
Di qui, il cambio di passo: l’emendamento «salva metro» ha incassato parere positivo ed è stato successivamente approvato. Ora il testo si prepara alla prova dell’Aula, un passaggio che si prefigura però solo formale: non è infatti un segreto che sull’intera Finanziaria si procederà, probabilmente in via definitiva martedì, con un voto di fiducia. Ora Brescia ha dunque i suoi 10 milioni, fondi che consentiranno alla Loggia di mantenere invariato il finanziamento a favore dell’Agenzia del tpl. L’emendamento mette così al sicuro questo 2021: il nodo resta dunque da affrontare per i prossimi anni. Certo è che si è aperto un doppio canale: da un lato si è di nuovo dimostrato (come nel caso Caffaro) che il lavoro trasversale, se condotto con tenacia per il territorio, porta a buoni risultati. Dall’altro, questa mossa rappresenta un precedente che potrebbe essere «la posa della prima pietra» per una soluzione strutturale. Sperando anche che, il prossimo anno, non si arrivi però ancora a sul filo del tempo massimo.
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