Ecosistema Urbano 2019, Brescia al 33esimo posto

Legambiente ha diffuso la ricerca condotta con Ambiente Italia e il Sole 24 Ore. La nostra città mantiene la posizione
Brescia dall'alto - Foto © www.giornaledibrescia.it
Brescia dall'alto - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Trento, Mantova, Bolzano, Pordenone e Parma sono le 5 città in testa alla classifica di Ecosistema Urbano 2019, la ricerca di Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulle performance ambientali dei capoluoghi di provincia pubblicata oggi sul Sole 24 Ore.

In coda alla classifica, chiusa da Catania, Siracusa e Vibo Valentia (queste ultime per mancanza di dati aggiornati), si trovano alcuni grandi centri urbani come Palermo (100esimo posto) Napoli e Roma (89esimo), Torino (88esimo), Bari (87esimo), sui quali pesano fattori come il traffico, i rifiuti, l'acqua.

Brescia si colloca al 33esimo posto, perdendo due posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno ma mantenendo praticamente invariato il punteggio (58,96 quest’anno, 58,66 nel 2018). Guardando alle altre città lombarde, in classifica ci precedono Mantova, Cremona, Bergamo, Lodi e Milano.

Tra i dati, da registrare quello relativo ai neoassunti con contratti di lavoro relativi ai green jobs: in questa classifica Brescia si colloca tra le prime venti province, con 14.997 contratti pari al 3,2% del totale nazionale.

Brescia spicca anche nella miniclassifica relativa al numero di viaggi per abitante ogni anno sui mezzi pubblici urbani, a quota 206.

Nota dolente, invece, per il numero di giorni fuorilegge per ozono (O3): Brescia si colloca tra le città peggiori con 103 giorni nel 2018.

Buoni risultati invece per il numero di alberti piantati per ogni abitanti, a Brescia 64 ogni 100 residenti.

La classifica sull'Ecosistema Urbano, sesta tappa di avvicinamento all'indagine sulla Qualità della vita 2019 del Sole 24 Ore che quest'anno celebra i 30 anni dell'iniziativa, impiega 18 parametri divisi in cinque macro categorie: qualità dell'aria, rete idrica, mobilità, ambiente e rifiuti.

Gli indicatori spaziano dal numero di alberi all'offerta del trasporto pubblico, dalla concentrazione di PM10 nell'aria alla dispersione della rete idrica, fino allo spazio occupato dalle piste ciclabili. Nella prima metà della classifica si trovano, infatti, città grandi come Bologna (13esima), Firenze (24), Perugia (26) e pure Milano, che però perde nove posizioni e occupa il 32esimo posto, oppure Comuni del Sud come Cosenza (14) e Teramo (28), a confermare che la regola che l'Italia del buon ecosistema urbano è principalmente l'Italia che fa bene e spende bene le sue risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future.

Dall'analisi dei dati emerge «un'Italia dinamica, attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, all'impegno contro lo spreco alimentare, alla crescita degli spazi naturali; ma una lettura d'insieme delle aree urbane restituisce emergenze, criticità e troppe performance ambientali scadenti o pessime, a cominciare dall'allarme smog o dal ciclo dei rifiuti. Un'Italia in cui migliora la qualità dell'aria, nel complesso, e si riducono i consumi d'acqua».

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