È l'uomo l'ombelico del mondo?

Una riflessione a partire dall'episodio tragico in cui un runner ha perso la vita ucciso da un'orsa
L'orsa Jj4 al momento della cattura - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
L'orsa Jj4 al momento della cattura - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Più ci penso e più mi sembra assurdo. La tragedia del runner ucciso da un’orsa (tra l’altro mamma di tre cuccioli) che se lo è trovato davanti all’improvviso non può non far pensare al nostro rapporto con la natura. Fin dalla più tenera età, alla scuola dell’infanzia, ci viene insegnato a rispettare la flora e gli animali e, almeno per quanto riguarda la mia persona, crescendo, ho maturato l’idea che questo vuol dire anche imparare a conoscerne le regole e gli istinti che, certo, non sono gli stessi dell’essere umano. 

A questo punto allora si può dire che siamo noi a doverci abituare e ad adeguarci ai ritmi delle stagioni, a rispettare i corsi dei fiumi, i pendii delle montagne e le inclinazioni animali. Non viceversa. 

Gli animali certo non ci studiano a scuola. Non solo: bisogna averne anche timore (il giusto). Così come durante un temporale in montagna non ci si mette a camminare in un canalone e non si «tagliano» pendii innevati se non si vogliono slavine, si fa rumore per allontanare gli animali selvatici. Oggi tutto questo sembra essere andato perduto. Ecologia non vuol dire solo fare la differenziata e tener pulito l’ambiente. La natura e gli animali non sono sul globo per servire l’umano. Noi, per quanto intelligenti e dotati di pollice opponibile, non siamo al centro del creato. Ne siamo un elemento.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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