E' bresciana la barba dell'anno 2016

Diego Bazoli, 32enne di Bovezzo, si è imposto davanti ad una giuria di esperti. «La scommessa è diventata forte passione»
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Gli amici, ormai, lo chiamano «il Barba». Allo stadio è impossibile non notarlo in tribuna, in piedi a tifare Brescia. Sempre, anche in trasferta. Quest’anno, però, è stato lui a portare alto il nome della sua città in una sfida tutta italiana. Con 30 centimetri di barba infatti Diego Bazoli, 32 anni di Bovezzo, ha conquistato il titolo assoluto di Barba dell’Anno 2016 nella prima edizione del festival a Cosenza.
 
«Ho saputo del concorso dai social e ho deciso di partecipare, ma non pensavo di vincere» rivela. In gara per gioco con una barba fatta crescere per scherzo. «Il giorno del mio trentesimo compleanno - racconta Diego - ho deciso di lasciarmi crescere la barba». Dopo due anni una scommessa si è trasformata in una forte passione, in aggiunta a quelle già piuttosto evidenti per le Rondinelle e per i tatuaggi. Grazie a Mattia, amico e barbiere di fiducia, Diego ha imparato a lavare, asciugare, pettinare, a prendersi cura della nuova compagna. «Ci sono shampoo specifici da utilizzare, oli e balsami per ammorbidirla e renderla lucente da applicare durante il giorno - spiega -. Devi metterci del tuo, essere premuroso».
 
I consigli non bastano mai e allora via in rete a cercare i trucchi dei barbuti veterani nei forum online. «Così, anche attraverso il consulente d’immagine Franz Pezzucchi, ho scoperto una cultura, un mondo di persone che studiano, si informano, condividono un interesse che va oltre la moda e si rivela un potente strumento di aggregazione - aggiunge Diego -. A Cosenza ho avuto modo di incontrare gente che in questi due anni avevo sentito solo via chat. Ci si ritrova uniti per la barba. Poi c’è il concorso ma senza agonismo e competizione. Solo ammirazione reciproca». Una giuria di esperti, barber e fashion specialist, ha incoronato la barba del bresciano tra le 80 in gara. «Averla è uno stile di vita, a tagliarla non ci penso. Una scelta che continuerò a coltivare». 

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