E-bike: fenomeno dell’anno anche a Brescia

Attenzione all’ambiente, ma anche risparmio con la scelta tecnologica della trazione elettrica
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Acquistate, noleggiate, prese a riscatto: il fenomeno bici elettriche impera anche a Brescia e coinvolge schiere sempre più nutrite di utenti. E non per nulla uno dei principali punti vendita a livello nazionale si trova nella nostra città, a Sant’Eufemia, legato alle vicende imprenditoriali della famiglia Liberini, storico concessionario d’auto.

«Il nostro Ebike Store è diventato in poco tempo un riferimento nazionale, sia per la qualità dei prodotti che per l’assistenza che garantiamo nel post vendita. Numeri che testimoniano un interesse che svela come la bicicletta a pedalata assistita non sia ad appannaggio dell’anziano, ma un vero e proprio fenomeno di costume che coinvolge masse sempre più ampie ed eterogenee» spiega Andrea Liberini, general manager della società che occupa una decina di persone.

Numeri significativi quelli delle vendite, se si pensa che in un solo mese sono state vendute dallo store oltre 100 biciclette. «Dall’inizio dell’anno sono oltre 500 le bici vendute: il 70 per cento sono mountainbike, il resto citybike. Le citybike mediamente fanno segnare un acquisto di 3mila euro cadauna, mentre la media di spesa sui 500 veicoli è di circa 5mila euro».

La gamma del prodotto varia infatti dai 1500 euro dei modelli in promozione ai 10mila delle mtb semiprofessionali. Ma alla fine che cos’è la bicicletta a pedalata assistita? «Nella percezione generale le bici elettriche sono assimilate ai motorini coi pedali, dove per generare la trasmissione basta premere su un pulsante. Nulla di più diverso: la normativa europea codifica la bicicletta elettrica come mezzo provvisto di motore che si attiva esclusivamente quando si azionano i pedali; gli stessi devono inoltre possedere un sensore che ne limita l’assistenza fino a una velocità non superiore ai 25 chilometri orari. Superata questa velocità, occorre spingere con le proprie gambe, cosa evidentemente difficile da fare, se si considera che bici del genere hanno un peso di circa 18, 20 kg. Ma non solo: le bici devono avere una potenza massima a regime di rotazione di 250 watt» spiega Armando Magri, noto tecnico bresciano delle due ruote.

Va poi aggiunto che oltre all’assistenza automatica quando si inizia a pedalare, le e-bike devono inoltre possedere un sensore di coppia che interrompe l’assistenza quando si smette di pedalare. Croce e delizia di ogni trazione elettrica - a parte il costo di acquisto - è il tema della batteria. «Hanno celle agli ioni di litio ricaricabili, in grado di garantire dai 300 ai 500 Wh per oltre 700 ricariche complete. In genere la garanzia poi supera i due anni. L’autonomia ovviamente è variabile rispetto all’uso, in base cioè all’intensità dell’assistenza che si è soliti utilizzare e alle variabili date dall’impiego del cambio che presuppone che la pedalata sia pari al meno al 30% dello sforzo per garantire un’autonomia superiore ai 100 chilometri» spiegano Liberini.

«Un produttore di batterie dichiara una perdita di capacità del 30 dopo due anni e mezzo dalla produzione e allo stesso tempo lo scadimento delle prestazioni è analogo quando sono stati compiuti 500 cicli completi di ricarica. Quindi resta molto margine all’uso della bici anche perchè dopo 1000 cicli di ricarica si ha una capacità residua del 40. Mille cicli di ricarica corrispondono a 40.000 chilometri percorsi in modalità assistita, ossia almeno 60mila in totale. Anche per questa sua economicità sono molte le aziende che si sono dotate di ebike per i dipendenti, a riprova di un fermento che strizza l’occhio alla componente del risparmio.

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