«Durante la seconda ondata l’88% dei ricoverati non era Covid»

«Negli ultimi tre mesi del 2020 i pazienti Covid ricoverati all’Asst Spedali Civili sono stati 1.257 a fronte di 10.441 non Covid. Dunque, il 12% del totale, a dimostrazione che il nostro è un ospedale in cui si curano i malati di Covid ma, soprattutto, si curano tutti gli altri malati». A dichiararlo è Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst Spedali Civili che, dati alla mano, intende sfatare la percezione diffusa in base alla quale al Civile l’attenzione verso i Covid faccia trascurare il resto.
«In Oncologia, ad esempio: lo scorso anno le nuove diagnosi sono state 1.727, un triste record negli ultimi nove anni. In Chirurgia, malgrado la riduzione del 70% dei posti letto, in ottobre l’attività è stata del 90% e tra novembre e dicembre del 75% - aggiunge -. Al Civile, ospedale pubblico più grande della Regione, si svolgono attività chirurgiche e mediche essenziali che non possono essere rinviate e non lo sono state nemmeno durante la seconda ondata, durante la quale il 25% dei pazienti Covid proveniva da fuori provincia».
Una seconda ondata che l’ospedale pubblico ha affrontato «da privilegiato». Il privilegio di cui racconta il direttore generale è la «Scala 4.0». Su cinque piani di ricovero, tre sono attivi. «Il primo e secondo piano lo saranno entro fine mese, con un ritardo direi fisiologico rispetto alle previsioni e alla luce di lavori altamente tecnologici in una vecchia struttura - spiega Lombardo -. Rispetto al progetto originario, verranno ricavati anche sedici letti di Rianimazione finanziati da Fondazione Spedali Civili. Poi, tra primo e secondo piano vi saranno la Medicina d’urgenza, la subintensiva pneumologica e la Nefrologia che si aggiungeranno alle specialità infettivologiche, internistiche, pneumologiche, cardiologiche, neurologiche e geriatriche già attive alla Scala 4.0. Un elenco che, da solo, evidenzia quanto la Covid-19 non sia solo polmonite, ma una malattia multisistemica che richiede l’intervento di più figure professionali».
Il ritardo nell’apertura di due dei sei piani del vecchio Padiglione «non è imputabile a problemi di personale». «Ovviamente, nel numero complessivo delle migliaia di medici che lavorano all’Asst, in qualche disciplina gli specialisti sono carenti, ma è legato in gran parte proprio alla mancanza di queste figure professionali - continua il dg -. Nell’arco del 2020 abbiamo garantito il turn over e proceduto ad assumere personale attraverso i contratti Covid, alcuni dei quali si stanno perfezionando in questi giorni».
Non accetta l’accusa sollevata anche pubblicamente da alcuni settori della sanità secondo la quale alcuni reparti sarebbero impoveriti perché il personale viene spostato a Scala 4.0. Unicità. «Stiamo realizzando un Padiglione unico nel suo genere: nel nostro Paese ci sono altri due progetti analoghi, ma che sono ancora sulla carta - spiega -. Poi, nel merito del personale, ricordo che a Scala 4.0 ricoveriamo pazienti che sarebbero comunque stati ricoverati nei reparti delle specialità che abbiamo elencato. Un esempio: curare un paziente Covid in Cardiologia costringe a ridurre molti posti letto, dunque a discapito anche di chi non è stato contagiato al Sars-Cov-2.
Nella tragedia generale che stiamo vivendo, credo che vi sia un aspetto positivo che è doveroso sottolineare: il Covid ha fatto crescere molta competenza clinica e l’affinarsi delle capacità di lavorare insieme per curare pazienti complessi. Ci troviamo di fronte ad un cambio di paradigma sulla cura: dalle vecchie divisioni (già il termine è emblematico) all’integrazione orizzontale e verticale di tutte le competenze. Con la Scala 4.0 abbiamo separato i percorsi tra Covid e non e nella seconda ondata (il picco dei ricoveri l’11 novembre con 411 casi, ndr) l’88% dei ricoverati non era Covid».
Oggi al Civile e negli altri presidi dell’Asst, Ospedale dei Bambini compreso, il numero dei ricoverati si è attestato sui 250, di cui 28 che occupano tutti i posti a loro dedicati nelle terapie intensive. «Anche se - conclude il dg - abbiamo un sistema che ci permette di aumentare i posti in base alle necessità, senza dimenticare che a Scala 4.0 ci sono letti modulari di subintensiva, alcuni dei quali hanno le stesse caratteristiche tecnologiche di quelli in Unità coronarica».
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