Droga e prostituzione in Emilia, arrestate due donne di Rezzato

Liljana Shoshari, 35 anni, e Ionica Paun, 38 anni, facevano parte di una banda che operava nel Reggiano
La banda gestiva un giro di prostituzione sulla via Emilia
La banda gestiva un giro di prostituzione sulla via Emilia
AA

Prostituzione sulla via Emilia e droga erano al centro del loro business criminale nel Reggiano: i carabinieri hanno sgominato un'organizzazione di matrice albanese con diversi componenti romeni e italiani. L'inchiesta, coordinata dal pm Giulia Stignani, ha portato a un'ordinanza con nove misure di custodia cautelare. A finire in carcere una donna, a capo del sodalizio, la 35enne albanese Liljana Shoshari residente a Rezzato.

Ai domiciliari invece sono finiti l'autista delle prostitute, il 61enne calabrese Ludovico Ratta residente a Reggio Emilia, così come la 38enne romena Ionica Paun, sempre di Rezzato, che aveva il compito di cercare le postazioni migliori sulle strade, e infine il 27enne albanese Emiljano Osmani, senza fissa dimora, che si dedicava al controllo delle ragazze che per la maggior parte provenivano dall'Est Europa. All'appello mancano cinque componenti della banda, colpiti dalla stessa ordinanza, che al momento risultano irreperibili e ricercati.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione e, in concorso tra loro, di altri reati pluriaggravati legati alla legge Merlin e di spaccio di sostanze stupefacenti.

L'operazione «Telepass» - chiamata così perché la reggente del sodalizio nei suoi trasferimenti in autostrada si accodava dietro alle auto munite del telecomandino per non pagare il pedaggio al casello - è stata condotta, con l'aiuto dei colleghi di Brescia, dai militari della Compagnia di Castelnovo Monti, che ci lavoravano dal 2016. Tutto è scaturito infatti da una precedente inchiesta sempre nel Reggiano, in particolare nella Val d'Enza, dove finirono in manette 17 persone per un giro di droga e armi.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia