Dopo le bottigliate Fiumicello è al bivio: giovani impauriti e tensioni etniche

Le ambulanze erano ancora sulla strada, don Fabio aveva appena portato nella segreteria parrocchiale i ragazzi sanguinanti e una decina di giovanissimi avevano fatto capannello davanti al portone dell’oratorio. Parlano a mezza voce, è evidente che sono scossi e hanno anche paura. «Noi giochiamo solo a calcio, non sappiamo nulla» o ancora «quelli non sono del quartiere, vengono da fuori. Ma adesso per qualche tempo se ne staranno tranquilli». Una signora che abita nella via e frequenta l’oratorio avvicina i due carabinieri del Radiomobile che stanno raccogliendo le generalità delle persone che hanno assistito all’aggressione di due giorni fa e dei genitori dei ragazzi coinvolti: «Dovreste venire più spesso, qui attorno succedono spesso cose brutte, non avete idea di come si comportano i ragazzi».
Il quartiere Fiumicello e la parrocchia di Santa Maria Nascente sono turbati dall’aggressione a colpi di bottiglia di martedì pomeriggio dopo il furto di una cassa bluetooth, ma non certo sorpresi.
«Nel quartiere c’è un gruppo di ragazzi giovani, magrebini di seconda generazione, che sta cercando di imporsi, di far valere la logica della violenza» spiega un volontario vicino alla parrocchia. «Con alcuni dei loro genitori abbiamo buoni rapporti ma anche loro, come tutti quelli che hanno figli adolescenti e arrabbiati, sono in difficoltà». Le famiglie delle vittime, che sono ancora ricoverate in ospedale, ieri mattina si sono presentate in caserma e hanno messo nero su bianco in denuncia quello che la pattuglia intervenuta sul posto aveva raccolto già martedì pomeriggio.
I militari nelle ore successive hanno raccolto anche le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’interno dell’oratorio che hanno ripreso tutte le persone che sono entrate e uscite nelle ore precedenti al tentativo di furto. I militari hanno anche ascoltato alcuni dei ragazzi che erano all’oratorio e altri saranno chiamati nei prossimi giorni. Subito dopo l’aggressione c’era anche stato il timore di vendette incrociate e regolamenti di conti, la tensione era alta. Per fortuna però non si sono registrati altri episodi violenti.
Sullo sfondo resta un quartiere che negli ultimi anni è molto cambiato, che ha vissuto l’aumento dell’immigrazione in alcune zone e la rigenerazione urbana in altre con importanti investimenti pubblici. Raccontando il suo quartiere, il parroco Don Fabio Corazzina lancia comunque un messaggio di speranza: «Brescia ha risposto con intelligenza agli anni del terrorismo e delle bombe, sono certo che saprà fare lo stesso anche con le sfide dell’immigrazione. L’importante è che lo faccia ponendo al centro la questione educativa dei nostri ragazzi».
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