Dopo gli eletti, tagliamo gli elettori

Passato il referendum, la politica italiana dovrà affrontare un'altra riforma che il Paese attende da anni
Una scheda elettorale infilata nell'urna - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Una scheda elettorale infilata nell'urna - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Tagliati i parlamentari (le probabilità che al referendum vinca il No sono basse, anche se il fronte dei contrari raccoglie adesioni ogni giorno: non si sa mai...) la politica dovrà occuparsi di un’altra riforma che il Paese aspetta da anni: la diminuzione del numero degli elettori.

Cinquanta milioni di potenziali votanti per la Camera e 46 milioni per il Senato sono troppi, a occhio ne basterebbero 25 milioni o addirittura solo seicento, secondo il principio dell’uno vale uno. Il taglio snellirebbe le procedure alle urne, abbatterebbe i costi, libererebbe le scuole occupate dai seggi (quest’anno le apriamo dopo sei mesi e le richiudiamo subito: geniale) e darebbe prestigio al voto in sé (lo diamo per scontato perché è di tutti, come l’acqua del rubinetto).

Restano da capire i requisiti per il diritto di voto, da cui escluderei per principio i giornalisti (così anticipo i commenti). Il titolo di studio? Conosco laureati che te li raccomando. Un test di ingresso? Per reciprocità bisognerebbe farlo anche ai parlamentari, e allora rischieremmo di ritrovarci con molti scranni vuoti. I like sui social? Il mio post su Instagram che ha ricevuto più cuoricini è la foto del garage di un meccanico in cui tra le altre cose si vede un calendario zozzo, fate voi... Urge comunque un metodo di cernita dell’elettorato, chissà che non aiuti nella selezione della classe politica.

 

 

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