Dentro e sotto il Calini: la storia «sotterranea» del liceo bresciano

Per varie serate è stato rappresentato uno spettacolo itinerante all'interno dell'istituto di via Montesuello
  • Lo spettacolo «Storie sotterranee di un liceo» al Calini
    Lo spettacolo «Storie sotterranee di un liceo» al Calini
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Esiste un contrasto più acuto tra il severo portale esterno di una scuola centenaria e l'ardore incontenibile delle corse per i corridoi, i batticuori, i tradimenti, i pianti per le materie a settembre e la gioia di una gita tra studenti che si esprimono all'interno? Atmosfere difficili da cogliere, se non vivendole in prima persona. Ma a questa magia si sono molto avvicinati gli ideatori dello spettacolo itinerante «Storie sotterranee di un liceo» che per varie serate è andato in scena, anzi «in aula», nel liceo di via Montesuello che a ottobre 2023 festeggia il primo secolo.

A scrivere la sceneggiatura della pièce itinerante sono stati i registi Fausto Ghirardini e Diego Belli, che hanno coinvolto alcuni ex studenti del Calini già innamorati del teatro e attualmente impegnati su vari palcoscenici, in modo professionale o amatoriale. Tutti esauriti i posti nonostante le rappresentazioni di poco più di mezz'ora fossero montate a incastro temporale serrato, in modo da permettere otto visioni serali una successiva all'altra per più giorni. 

Centrale la figura del giovane-vecchio bidello: un «timoniere» tra le cabine, i saloni e le scialuppe della scuola, vista come una nave o come una barca che anno dopo anno tutti noi abbiamo imparato a far veleggiare tra entusiasmi, fallimenti e trionfi. Così la definisce anche l'ex allieva in cerca di se stessa: non vuole tornare in una casa che forse l'angoscia e si rifugia dentro la sicurezza più stabile delle cantine dell'istituto, anche se indossa un simbolo di ribellione, la linguaccia dei Rolling Stones sulla maglietta.
Musica live, recitazione, storia recente e antica, lacrime e umorismo si intrecciano nei quadri che si susseguono come ideali capitoletti brechtiani, cui ognuno nel suo intimo dà un titolo. L'accoglienza, la memoria, lo scontro, il sesso, l'amicizia, il disagio, la scoperta; tutto il mondo – in piccolo o in grande – è racchiuso tra gli alambicchi di chimica, i libri di Seneca e i planisferi impolverati: perché la scuola è anche questo, polvere e novità, bianco e nero e colore, smarrimenti e presa di coscienza.

La trama

Il bidello irresistibile si nasconde nei sotterranei perché dopo 40 anni di lavoro non vuole abbandonare quel liceo: così si serve perfino di un sistema ingegnoso di tubi per ascoltare ogni voce. E mentre ci mette a parte di ogni segreto cita un grande film di François Truffaut, «L'ultimo metro», in cui un regista ebreo durante l'occupazione nazista di Parigi ascolta voci e rumori del palcoscenico dalle condotte dell'aria. Ma la guida con il grembiule blu alterna pathos a humour: insegna lui al pivello con la chitarra il ritmo giusto della canzone, perché «ai suoi tempi suonava con i Dik Dik e l'Equipe 84!»,(«Scusa, chi?»).

Ed ecco l'armonia delle voci e il frastuono di una corsa a perdifiato tra due amici-nemici che litigano in rima, rinfacciandosi una colpa di cui non si sa l'origine: perché dipende da chi ha cominciato e dal punto di vista. E ritardo fa rima con testardo e con bastardo, in un duetto intenso che sembra calato in aula dal teatro dell'assurdo: un pizzico di Beckett, un saluto a Ionesco, un omaggio a gente come Queneau e Perec. Due ragazzi di oggi e di ieri, patafisici e struggenti.

Si accende pure un dialogo sul sesso, in fil di tremori adolescenziali: un po' spiazzante, senza preamboli, a rischio di finir sbrigativo. Ma il tema dell'illibatezza di un ragazzo che presume - senza conoscere e senza chiedere - che anche la ragazza sia nuova alle esperienze del corpo emerge in ogni caso come argomento essenziale, in quest'epoca di apparenti libertà (che non tutti nel quotidiano son davvero capaci di rispettare). 

Un viaggio intimo cui si arriva a tappe dopo un'introduzione storica in cui si fronteggiano due presidi dal piglio opposto, tra monarchia e repubblica, conservatorismo e nuova pedagogia. Dentro il Calini si susseguono factotum capaci di illuminare gli spazi non solo con la luce di un lampadina riparata, ma anche col chiarore di una poesia: scorre la storia dell'ex allievo Alberto Dalla Volta mai più tornato dal campo di sterminio di Auschwitz e quella di Primo Levi che ne apprezzò enormemente le qualità umane e intellettuali, così come quella di un altro giovanissimo, Annibale Calini, morto per l'Italia a 23 anni in un freddo inverno del 1916.

Questo coinvolgente viaggio «sopra e sotto il Calini» dell'associazione Viandanze con alcuni ex studenti in collaborazione con il laboratorio teatrale del liceo è stato offerto - anche grazie all'impegno della docente Emi Baronchelli nella comunicazione - nell'ampio cartellone degli eventi del centenario, che oltre al talk show BackToCalini proporrà a breve il concerto del centenario, venerdì 27 ottobre alle 20.30 nella chiesa di San Cristo a cura del liceo musicale Veronica Gambara, e lunedì 13 novembre alle 20.30 al teatro Santa Giulia del Villaggio Prealpino lo shakespeariano «Sogno di una notte di mezza estate» (il primo a inviti, il secondo gratuito aperto al pubblico).
Infine dal 21 al 23 novembre il liceo si riapre alla città con i celeberrimi Dies Fasti: «Quale leggerezza» è il tema della XXI Edizione.

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