Debora Piroli: «Un luogo ancora vivo: aiuta a capire il presente»

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura 2023. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco invece, vi rinviamo a L'Eco di Bergamo.
Un inventario di mondi sommersi o una raccolta di storie che aspettano solo di essere raccontate: cosa rappresenta oggi un archivio e nello specifico un Archivio di Stato? E che ruolo ha avuto in questo anno di Bergamo Brescia capitale della Cultura? Siamo andati a chiederlo a Debora Piroli, direttrice dell’Archivio di Stato di Brescia.
La prima domanda non può che riguardare una sua valutazione su Bergamo Brescia Capitale ai titoli di coda.
Molte e interessanti le iniziative in tutta la provincia. È sicuramente stata l’occasione per far conoscere il substrato culturale di una città nota soprattutto per le sue attività industriali. I turisti, ma anche i cittadini, hanno avuto l’occasione di esplorare luoghi spesso sconosciuti o inaccessibili, proprio come è il caso dell’Archivio di Stato di Brescia.
L’Archivio di Stato ha proposto una serie di eventi, alcuni decisamente all’avanguardia.
Tutte le iniziative promosse quest’anno sono state inserite nel palinsesto di BGBS2023: la Giornata della memoria, la Festa della musica, percorsi espositivi in collaborazione anche con MontichiariMusei, fino alle Giornate Europee del patrimonio e alla Domenica di carta. Il momento più significativo è stata l’inaugurazione del percorso espositivo multimediale «Tra paura, devozione e scienza. I luoghi della cura e i rimedi dal Quattrocento all’Ottocento a Brescia», che è ancora visitabile fino al prossimo 19 gennaio. Non c’è stata invece la possibilità di collaborare direttamente con i colleghi di Bergamo, ma tra i documenti sono presenti anche riferimenti alla città orobica.
È a Brescia da anni: come ha visto cambiare la città dal punto di vista della ricerca e della cultura?
Sono toscana ma abito a Desenzano del Garda dal 1991. Da allora ho vissuto la realtà bresciana da archivista libera professionista. Mi è capitato di trovare più apertura culturale in provincia che in città. L’assunzione al Ministero della Cultura mi ha portata prima all’Archivio di Stato di Milano, dove ho appreso le dinamiche di un’istituzione pubblica, risultate utili in questo triennio di direzione a Brescia, dove, grazie anche a un gruppo di collaboratori competenti e appassionati, mi pare di poter dire che l’Archivio di Stato si sta facendo spazio per occupare il posto che merita nel panorama culturale cittadino.
Ma è un deposito del passato o un luogo da dove pensare il territorio e il futuro?
Contrariamente a quello che si pensa, l’Archivio è un luogo vivo. Noi archivisti abbiamo un po’ il gusto di «disseppellire i morti», ma perché ci parlino per rendere più chiaro il presente e aprire un varco verso il futuro.
Ci traccerebbe il suo personale identikit dei frequentatori dell’archivio?
Oggi gli utenti sono di diversa provenienza: docenti, amateur, genealogisti e studiosi di ogni genere. Mancano gli studenti, in particolare gli universitari, che, ritengo, abbiano perso la dimestichezza con la fatica della ricerca storica, abituati come sono ad avere tutto a portata di mano attraverso la rete.
Che consigli si sentirebbe di dare a giovani aspiranti archivisti?
Ci vuole molta passione: per la Storia, ma soprattutto per quella piccola, quella degli uomini comuni. Si deve avere voglia di ascoltare, capire, mettere insieme i tasselli di un puzzle.
Avete pensato anche al mondo degli insegnanti con il corso Cambio di scrittura: come sta andando?
È dagli insegnanti che bisogna partire per arrivare ai più piccoli. Il progetto «Cambio di scrittura», insieme al Sistema archivistico della Val Trompia, all’Archivio Storico diocesano e all’Università Cattolica, ha realizzato varie iniziative, anche con la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia, tra cui un corso per la didattica negli archivi che replicherà nel 2024 a partire da gennaio.
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