Dall’ape d’oro all’incudine: ecco i Comuni e i loro blasoni

Nel volume di Foppoli in allegato con il GdB, un affascinante viaggio alla riscoperta delle nostre antiche radici
Dal mondo feudale fino ai nostri giorni - © www.giornaledibrescia.it
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Alfianello ha scelto una mano con tre spighe di grano, Offlaga un’ape d’oro in volo, Marmentino un levriero di argento con un collare rosso; Puegnago del Garda tre gigli sbocciati, Barghe una lampada da minatore; Odolo piccone e badile sormontati dal forcone per il fieno, Corteno Golgi l’effige di San Martino vescovo, Flero tre pannocchie.

Sono soltanto alcuni degli stemmi dei Comuni bresciani, una vera e propria araldica che nulla ha da invidiare a quelle delle blasonate famiglie nobiliari; del resto cosa sono i nostri paesi se non delle grandi famiglie? Come diceva Cesare Pavese «un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo»: lo stemma rappresenta esattamente questa appartenenza alla propria terra.

Sfogliare lo «Stemmario bresciano» di Marco Foppoli (in vendita dal 30 marzo in edicola a 14,90 euro più il prezzo del nostro quotidiano) è come fare un’affascinante viaggio lungo la nostra storia. Lo «Stemmario bresciano» è per certi aspetti il catalogo delle identità, delle attitudini, delle ambizioni, dei vezzi che nei secoli ogni singola comunità bresciana ha ritrovato per se stessa nell’araldica.

Come spiega Foppoli: «È un mosaico di colori, segni e simboli formatosi in epoche differenti e, come per gli strati geologici, ne potremo riconoscere le diverse ere simboliche che rivelano l’evoluzione dell’idea che le comunità hanno avuto di se stesse:dallo stemma come insegna bellica e manifesto politico dei comuni medievali a proclamare amicizie e inimicizie, chiare, plateali, definitive, per giungere agli emblemi moderni spesso utilizzati come totem storici o più concretamente in ossequio alla nota attitudine del fare, come sorto di simbolico catalogo produttivo del territorio».

Tra i primi stemmi, oltre ovviamente a quello cittadino (il leone), c’è da segnalare Orzinuovi, che probabilmente portò fin dalla sua fondazione nel XII secolo le più antiche insegne bresciane;non solo, già nel 1167 tra gli obblighi accettati dagli abitanti di Montichiari nel ricevere l’investitura dai conti Longhi vi era quello, in caso di guerra, di raggiungere «gli acquartieramenti con i pavesali e presso il gonfaolone armati con armi e cavalli».

Tra le immagini araldiche più antiche c’è da segnalare il sigillo trecentesco di Pontevico, l’insegna già raffigurava il leone rampante giunto fino allo stemma attuale. Lungo i secoli agli amministratori non è certo mancata la fantasia. Ma anche la tipica concretezza bresciana, Incudine ha infatti scelto... un’incudine, per non confondersi.

 

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