Dagli avvocati una cena virtuale, ma solidarietà reale

L’iniziativa della Camera penale ha fruttato 5mila euro: il dono accompagnato da un messaggio
Alcuni dei partecipanti alla cena virtuale promossa dalla Camera penale di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alcuni dei partecipanti alla cena virtuale promossa dalla Camera penale di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sono stati fra i primissimi a muoversi quando l’emergenza ha cominciato a gettare un’ombra scura sulla nostra città e ad erodere forze e risorse della sanità bresciana. E a pochi giorni dal lancio della raccolta fondi aiutiAMObrescia hanno deciso di convertire la consueta cena benefica autogestita, che era fissata per il 3 marzo, in una rimpatriata a distanza per sostenere l’Ospedale Civile e tutti egli uomini e le donne che lì lavorano.

Un appuntamento, quello promosso dalla Camera penale di Brescia, andato in onda... via chat la sera del 12 marzo, giusto tre giorni dopo l’avvio della campagna solidale promossa da Fondazione Comunità Bresciana e Giornale di Brescia.

Racconta il presidente, l’avvocato Andrea Cavaliere: «Il nostro obiettivo era ovviamente quello di dare un supporto economico al nostro ospedale in un momento in cui iniziavano ad emergere le prime difficoltà legate al Coronavirus, ma anche manifestare concretamente e visivamente il nostro supporto a medici, infermieri e più in generale a tutti gli operatori coinvolti sul fronte Coronavirus».

Per farlo tutti i convitati hanno preparato dei grandi cartelloni, realizzati a fantasia ma con un unanime messaggio: «Andrà tutto bene! Grazie! Dalla Camera penale di Brescia».

«La sera del 12 marzo alle 20 - racconta l’avvocato Cavaliere - ognuno si è seduto a tavola a casa sua, col cibo che aveva preparato, accompagnato da vino o birra per il brindisi. In tutto eravamo oltre una settantina. Non è stata una cena live, perchè in quel momento non era ancora diffuso l’utilizzo di piattaforme come Zoom o simili. E in ogni caso sarebbe stato difficile mettere in videocomunicazione così tante persone. Però ci siamo fatti compagnia attraverso la nostra chat e ognuno ha scattato una fotografia che è poi servita a comporre il collage finale».

«In questo modo - conclude l’avvocato Cavaliere - abbiamo voluto dare un segno concreto di vicinanza al sistema sanitario pubblico, a noi stessi e a tutta la nostra comunità, nella consapevolezza che il superamento di questo drammatico e interminabile momento richieda una assunzione di responsabilità condivisa».

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