Da inizio anno nel Bresciano sono morte 24 persone in incidenti sul lavoro

Bianca Terzoni
Il settore più colpito resta quello dell'edilizia. I sindacati: «Troppa carenza di ispettori del lavoro»
LAVORO, 24 VITTIME DA GENNAIO
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Un bilancio drammatico. Peggiorato nelle settimane estive. Dall’inizio dell’anno, sono 24 le persone morte sul lavoro nel Bresciano. Una cifra che comprende tutte le persone che hanno perso la vita durante le ore di attività lavorativa. Nel conteggio non si tiene conto degli infortuni in itinere, ad esempio di incidenti stradali mortali avvenuti nel tragitto tra casa e posto di lavoro, che vengono invece registrati nei conteggi dell'Inail.

L'ultima croce è quella di Gianfranco Corso, 44 anni, spirato a una settimana dall'incidente che lo ha visto finire intrappolato in un pozzo insieme ad un collega a Lonato del Garda. Venerdì era invece morto all'ospedale Borgo Trento di Verona Gianfranco Amicabile, 48enne consigliere comunale a Bedizzole investito dalle fiamme di un incendio mentra stava lavorando sul tetto di un capannone di un'azienda di Ponte San Marco.

Contrastare le morti

Da parte dei sindacati, l’intenzione di approfondire il tema e di mettere in campo una migliore organizzazione è presente: «A livello bresciano abbiamo istituito dei tavoli della sicurezza tra noi sindacati - spiega Antonella Albanese, esperta Cgil in sicurezza sul lavoro -. Questo perché nella nostra provincia i numeri di morti sul lavoro sono relativamente più alti rispetto al resto d’Italia».

Un altro motivo principale è da rintracciare nella «carenza di ispettori del lavoro e di personale nel settore Inail. Sono solitamente pochi i medici che rispondono ai bandi». La conseguenza è una forte mancanza dal punto di vista amministrativo, «quindi non ci sono persone per attuare delle ispezioni sui luoghi di lavoro - commenta Albanese -. I continui tagli ai fondi operati a livello nazionale peggiorano una situazione già precaria». Le morti restano elevate: «Potremmo avere strumenti tecnologici avanzati per contrastare i problemi, ma non vengono impiegati». Il settore più colpito dalle tragedie è quello edilizio. «Qui perdono la vita persone anche su d’età, che non dovrebbero lavorare in certe condizioni - continua Albanese -. Negli altri settori muoiono anche lavoratori più giovani. Spesso a fare le spese di queste tragedie sono le aziende più piccole, che hanno meno risorse».

Gli infortuni

Per quanto riguarda le denunce di infortuni sul lavoro, si registra una diminuzione: fino a luglio 2023 nel Bresciano si contano in totale 9.189 denunce, rispetto alle 12.773 del 2022. Un calo di circa il 21% che, secondo la Cgil, deve comunque tenere conto di una sottostima.

Infatti, alcuni incidenti non sono denunciati perché considerati troppo lievi, o perché accaduti in situazioni lavorative «grigie». Occorre tenere conto, nella diminuzione, anche dell’azzeramento degli infortuni e delle morti nella sanità, che nel 2021 erano fortemente determinati dai casi Covid. Sono numeri che rimangono ancora molto alti, considerando che in media gli infortuni sul lavoro al giorno ammontano a 43.

«Il punto è capire che la questione sicurezza è parte integrante di qualsiasi lavoro - prosegue Albanese -. Le diverse situazioni di precarietà non aiutano, così come le problematiche che riguardano gli appalti, nei quali si perde interesse e di conseguenza si ha minore attenzione sulle misure di sicurezza». Oltre alla questione dei costi, ancora alti, a volte la mancanza di misure di sicurezza adeguate è semplicemente da attribuire alla «poca cultura - conclude Albanese -. Molti datori di lavoro e operai pensano che non potrà mai accadere loro nulla del genere, e così sottovalutano i pericoli». 

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