Da dove viene il calore che va nella rete del teleriscaldamento

Da ieri i caloriferi sono tornati a scaldare le case dei bresciani. E con la nuova stagione termica hanno iniziato ad alimentare la rete del teleriscaldamento anche gli accumuli termici alla Centrale Nord e la «smart grid» all’Alfa Acciai, gli ultimi tasselli del piano per portare acqua calda nelle case dei bresciani senza usare fonti fossili.
Con il calore del termoutilizzatore, gli accumuli alla centrale di Lamarmora e il sistema di recupero della Ori Martin sale così al 67% la quota di calore del teleriscaldamento cittadino generato da «fonti rinnovabili» spiega Luca Rigoni, amministratore delegato di A2A Calore e Servizi. C’è poi un 27% prodotto dagli «impianti di cogenerazione ad alta efficienza» della centrale di Lamarmora (con il gas si produce sia calore che energia elettrica), mentre il 6% che resta viene coperto dalle caldaie a gas, per i picchi del mattino e della sera.
La rete del teleriscaldamento di Brescia raggiunge oggi oltre 21mila edifici, per circa 161mila abitanti equivalenti. In sostanza copre circa l’88% degli immobili della città. Un sistema che, spiegano da A2A, nel 2020 ha evitato l’emissione in atmosfera di 69.417 tonnellate di Co2. Il piano di «decarbonizzazione» ha però l’obiettivo di ridurre sempre più l’uso di fonti fossili (l’addio al carbone è avvenuto nel marzo 2020), soprattutto recuperando calore dai grandi impianti industriali.
Nel 2016 è stata allacciata alla rete l’Ori Martin. Lo scorso anno sono stati inaugurati gli accumuli termici di Lamarmora, giganteschi serbatoi di acqua calda che consentono di conservare il calore e di utilizzarlo nei momenti di maggiore richiesta. Gli accumuli alla centrale nord sono stati ultimati negli scorso mesi e da ieri sono ufficialmente entrati in servizio (coprono il fabbisogno di 2.500 famiglie). Anche l’intervento all’Alfa Acciai, presentato lo scorso maggio, con l’accensione dei caloriferi è di fatto diventato operativo. Garantirà il recupero energetico di 30mila Megawattora l’anno, pari al fabbisogno di 3mila appartamenti. Ma anche la mancata emissione in atmosfera di 5.609 tonnellate l’anno di Co2, di 4.405 chilogrammi di Ossidi di azoto e una drastica riduzione di Pm10 e Pm2.5
L’ultimo tassello del piano sarà il recupero del calore dei fumi del termoutilizzatore dove sono in corso lavori che valgono circa 100 milioni di euro. È il progetto più impegnativo, che garantirà calore aggiuntivo (rispetto a quello già prodotto) per il fabbisogno di 12.500 famiglie. Ma aumenterà anche il rendimento dell’impianto del 14% e ridurrà le emissioni di ossido di azoto del 50%. L’avvio del nuovo sistema dovrebbe avvenire tra un anno esatto, all’avvio della stagione termica 2022. Nel frattempo è già allo studio l’ampliamento del recupero di calore sia alla Ori Martin che all’Alfa Acciai. E si valuta come recuperare l’energia termica oggi dispersa dal depuratore di Verziano. Tutte mosse verso un teleriscaldamento che abbia sempre meno bisogno di fonti fossili.
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