Da Brescia a Milano per l'estorsione a Chinatown
Due cittadini cinesi arrestati: estorcevano denaro in nome e per conto di presunte vittime di torti.

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Per i cinesi, si sa, la tradizione è la tradizione, anche nelle attività non legali. Tanto che in occasione delle numerose «estorsioni-lampo» che vengono effettuate da bande giovanili nelle chinatown, la consegna del denaro spesso avviene attraverso una rituale busta rossa. Come quella che è stata recuperata dai carabinieri a Milano, nel corso di un’indagine che ha portato a due arresti. Si tratta di due fratelli, J.W. e L.W. di 23 e 29 anni, già noti alle forze dell’ordine per reati di immigrazione e conosciuti come due «famigerati tipi» dalla comunità cinese di Milano, dove erano temuti al punto che a loro si rivolgevano le persone che ritenevano dover ricevere «riparazione» per qualche torto. La cosa che colpisce è che i due risultano giunti a Milano proprio da Brescia, secondo fonti investigative pronti a colmare un «vuoto lasciato tre anni fa da un'organizzazione cinese smantellata nel capoluogo lombardo.
Riparazione, a Chinatown, significa soldi, e si rischia qualche bastonata, o coltellata. I due sono stati sorpresi in flagranza di reato mentre si facevano consegnare la busta e dei soldi, 1.500 euro in contanti. Agivano, a loro dire, per conto di una donna cinese di circa 30 anni che li aveva cercati per chiedere di riparare un’offesa che riteneva di aver subito in un karaoke dove era stata rimproverata dal titolare, un imprenditore cinese di 45 anni, perchè sbronza e molesta. Una pratica comune, spesso però una scusa per estorcere denaro a negozianti ma in alcuni casi, come questo, questa pratica vede i cinesi affidarsi a questa sorta di «bravi» di manzoniana memoria per rifarsi dei torti subiti.
Questa volta, però, il titolare dell’attività, un ristorante con karaoke (immancabile rito nelle feste cinesi) non ci ha pensato due volte e ha denunciato subito tutto. «La velocità con cui la vittima delle minacce ha deciso di denunciare - spiegano i carabinieri che hanno condotto le indagini - la dice lunga su come sia cambiato l’atteggiamento nella comunità cinese verso le forze dell’ordine». Tanto che l’uomo, dopo aver ricevuto la visita dei due alla sera, la mattina dopo stava già verbalizzando tutto. Una cosa impensabile fino ad alcuni anni fa quando la comunità cinese, al contrario, era caratterizzata da una diffusa omertà.
Ora le indagini però continuano, si deve infatti accertare chi siano questi due piccoli boss cinesi giunti a Milano da
Brescia a riempire, con il loro gruppetto, un vuoto lasciato tre anni fa da un’ondata di arresti eseguiti proprio tra le gang milanesi.
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