Ct giramondo, del pallone e non solo, per petroldollari

Che la scuola italiana degli allenatori abbia sempre un certo fascino l’abbiamo riscoperto giorni fa, quando Vincenzo Montella ha assunto la guida della Nazionale della Turchia. Non proprio una potenza del pallone, è vero, ma la rappresentativa di un grande popolo, che una ventina d’anni fa è salita addirittura sul podio del Mondiale 2002.
L’incoronazione di Montella a Sultano del calcio turco è stata l’occasione per aggiornare le statistiche dei ct italiani a guida di Nazionali estere. In tutto sono 11 (12 tra un anno, quando Ancelotti andrà in Brasile) di cui 9 tuttora in carica.
E così si scopre che oltre ai casi più noti - Tedesco al Belgio, De Biasi in Azerbaigian, Rossi all’Ungheria e Calzona alla Slovacchia - ci sono una serie di tecnici nelle zone più disparate del mondo. Michele Marcolini a Malta, Francesco Moriero alle Maldive, Guglielmo Arena in Laos, Vincenzo Alberto Annese in Nepal e Stefano Cusin nel Sud Sudan, il paese più povero al mondo.
Di certo non è andato fin laggiù per lo stesso motivo per cui, in un Ferragosto qualunque, Roberto Mancini ha scelto di abbandonare l’Italia per i petroldollari dell’Arabia Saudita. Scelta legittima, per carità. Ma non coerenti da chi faceva paternali sull’amore per la maglia azzurra.
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