Crollo di Ludriano: «Fare manutenzione invece che restaurare»

L'architetto Carlo Minelli si occupa di salvaguardia del patrimonio
  • Ludriano, crollata l'antica torre campanaria del Quattrocento
    Ludriano, crollata l'antica torre campanaria del Quattrocento
  • Ludriano, crollata l'antica torre campanaria del Quattrocento
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    Ludriano, crollata l'antica torre campanaria del Quattrocento
  • Ludriano, crollata l'antica torre campanaria del Quattrocento
    Ludriano, crollata l'antica torre campanaria del Quattrocento
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«Il restauro migliore è quello che non si fa». Perché si è agito prima del degrado. L’architetto Carlo Minelli, commentando il crollo dell'antica torre campanaria di Ludriano, usa un paradosso per spiegare che «la manutenzione programmata» è la via giusta, scongiura interventi radicali e costosi, quando non addirittura la morte del bene culturale.

Minelli è presidente dell’Istituto Mnemosyne di Brescia, che da molti anni si batte per la salvaguardia del nostro patrimonio. Una missione educativa, attraverso lo studio e la promozione di iniziative, al fine di sensibilizzare su questi temi.

«Il problema - dice - è che in Italia abbiamo un approccio sbagliato, nonostante sia noto fin dall’Ottocento che la cura costante è meglio del restauro». Un discorso generale, che va oltre l’evento di ieri a Ludriano. «Il discorso economico è secondario - insiste Minelli - perché mettere in sicurezza una chiesa o un campanile costa molto più che tenerlo in salute nel tempo». Ci sono sofisticati strumenti tecnologici per monitorare lo stato degli edifici, ma «il primo e più semplice è il controllo visivo. Basta alzare gli occhi». Per vedere fessure, infiltrazioni d’acqua, segni particolari di degrado.

Una cosa senz’altro da fare, sottolinea, è «rendere agibili i sottotetti delle chiese. Una volta erano controllati, si poteva cogliere le criticità, rendersi conto delle necessità». Alcuni anni fa Mnemosyne svolse un’indagine per verificare lo stato di salute di chiese e campanili delle nove parrocchie del centro storico di Brescia. Un elenco di 64 beni con una votazione in ordine di degrado. Sia chiaro: non stiamo parlando di manufatti che, come a Ludriano, possono crollare. Alcuni erano ammalorati, come S. Clemente (chiesa e campanile) e S. Faustino (campanile). All’estero, dice Carlo Minelli, ci sono squadre specializzate di tecnici che si occupano proprio di monitorare gli edifici del patrimonio culturale.

«Gli interventi in corso, fatti o in programma sui campanili sono diversi», dice don Giuseppe Mensi, vicario della Diocesi per l’amministrazione e i beni culturali. Soprattutto restauri e abbellimenti come a Castel Mella e ad Azzano. Alcuni (don Mensi cita fra gli altri Monticelli Brusati) anche per consolidare la struttura. Le parrocchie bresciane sono 575. Molti torri civiche, che svolgono anche un ruolo di campanile, sono proprietà comunale, ma è evidente che il patrimonio della Diocesi è sterminato. «Sono i parroci a monitorare le situazioni, se ci sono problemi ce li segnalano e poi ne parliamo con la Soprintendenza», dice don Mensi. «Comunque - conclude - non abbiamo situazioni attuali di rischio».

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