Crolla il soffitto, Abracadabra a rischio chiusura

Mancano le firme della proprietà dell'immobile per avviare i lavori all'asilo di via Castellini
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Non serve una magia per l’asilo Abracadabra. «Basterebbero due firme». Quelle del presidente del Pio istituto Pavoni, proprietario dell’immobile in cui ha sede la scuola materna, in via Castellini 9, dove la mattina dello scorso 19 aprile si è verificato un crollo del soffitto nel corridoio dell’asilo, in seguito al quale una maestra è rimasta ferita in modo lieve.

Ora quell’area dell’edificio è stata dichiarata inagibile dai vigili del fuoco e per poter continuare a tenere aperto l’asilo la cooperativa Abracadabra ha dovuto far installare in tempi record da un’azienda austriaca specializzata, nel parcheggio dell’istituto, un container allestito e predisposto per ospitare quaranta bimbi.

«I problemi che ora dobbiamo affrontare - spiega la presidente Fiorenza Franceschetti affiancata dal socio nonchè marito Marco Guerrini, dalla dottoressa Giada Giuliani dello Studio legale Fadenti e dal geometra Cristiano Bazzani - sono di due ordini. Innanzi tutto il presidente dell’Istituto, quando il container era ormai posizionato, non ha voluto firmare l’autorizzazione alla sua installazione. Sempre la proprietà dovrebbe avviare i lavori di ristrutturazione ma a 32 giorni dal crollo ancora non ha fatto nulla. Come cooperativa - continua la presidente di Abracadabra, struttura attiva da 13 anni e che complessivamente tra asilo accreditato presso il Comune e scuola materna paritaria di ispirazione cristiana si occupa di una novantina di bambini -, ci siamo rivolti alle istituzioni e abbiamo trovato da parte loro la massima disponibilità, fin da subito».

Per il momento i piccoli ospitati nel container nemmeno si sono accorti del cambiamento: all’interno della struttura infatti, tutto è pressochè identico al «vecchio asilo» in muratura.

«La criticità sta ora nell’avvio del prossimo anno - aggiungono i responsabili della cooperativa -. Se l’asilo non potrà riaprire, dovremo chiudere anche la scuola materna. Quindi non potremo più garantire il servizio a 90 famiglie, senza contare che i 18 dipendenti saranno lasciati a casa. Già fino al 30 giugno saranno in Cassa integrazione straordinaria».

Daniela Zorat

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