Criminalità minorile, la magistrata di Brescia: «Repressione ultima fase»

«Prima ci devono essere scuola, assistenti sociali, sostegno alle famiglie, io ho una certa avversione anche al termine baby gang»
Il Tribunale dei minori di Brescia -  Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il Tribunale dei minori di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Mi pare che l'impostazione del decreto legge sia fondata su alcuni inasprimenti di pena finalizzati a consentire interventi cautelari nella fase delle indagini preliminari, quindi sostanzialmente arresti e misure cautelari. Ora, il sistema che noi avevamo è già un sistema molto ben strutturato, certo sempre perfettibile, noi abbiamo una legislazione minorile che ci consente già interventi molto significativi nella fase delle indagini preliminari: gli arresti quando servono, la permanenza a casa quando serve, quindi non era tanto quello l'aspetto prevalente». Lo dice, intervistata da Skytg24 sul decreto legge Caivano, Giuliana Tondina, procuratore dei Minori nel Tribunale dei minorenni di Brescia.

«Quello che noi magistrati minorili constatiamo - continua - è che l'intervento penale, repressivo deve essere l'ultima fase di un processo sociale che si fonda su altro perché il malessere sociale dei ragazzi di cui noi stiamo parlando da anni e che si manifesta da tempo in tanti modi, non solo con condotte criminali ma anche con tentativi di suicidio, a noi sembra che non sia stato messo sufficientemente a fuoco e che soprattutto non si sia attivato un intervento complessivo, strutturato, finanziato». «Quindi - prosegue - l'intervento penale è sufficiente ma prima ci devono essere scuola, assistenti sociali, sostegno alle famiglie, io ho una certa avversione anche al termine baby gang, quando poi li vediamo concretamente nei processi non vediamo delle gang, sono gruppi molto più fluidi di ragazzi, si creano un mondo parallelo fatto di regole che non comprendiamo che ci fanno vedere questo distacco tra mondo adulto e mondo dei ragazzi ed è su quello che bisogna intervenire».

Per quanto riguarda la misura contro l'abbandono scolastico, la magistrata commenta: «Più che troppo repressivo a me sembra inefficace, è importante che ci sia un segnale ma non basta minacciarli, non c'è solo Caivano, ci sono tante piccole Caivano per cui le fragilità delle famiglie sono tali per cui le famiglie prima che sanzionate devono essere sostenute ma se hai 4 assistenti sociali, come fai? Anche in Lombardia trovo storie di ragazzi bocciati alle elementari, devono esserci degli incontri con le famiglie, sostegno, ma la minaccia penale non è immediata, passano mesi e intanto l'anno scolastico è perso».

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