Covid, l’impatto devastante del virus su chi è già malato

Nel report dell’Istituto superiore di Sanità viene ribadito il rapporto tra fragilità e decessi. A Brescia sono 464.641 gli assistiti cronici
Un'anziana all'accettazione per ricevere la terza dose di vaccino contro il coronavirus - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un'anziana all'accettazione per ricevere la terza dose di vaccino contro il coronavirus - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Quanto vale la vita di una persona? I suoi giorni, se è anziana ed anche con qualche spesso inevitabile malattia cronica, contano forse meno di quelli di chi è in buona salute? Domande dalle risposte scontate? Non esattamente. La recente pubblicazione del report periodico dell’Istituto superiore di Sanità sui decessi per Covid riaccende il tono della discussione: le persone decedute dall’inizio della pandemia, sono morte per Covid o con Covid? Intanto, i dati.

Nella nostra provincia nel 2020 sono morte 14.200 persone, 4.400 in più rispetto a quelle attese, ovvero ai decessi degli anni immediatamente precedenti. Nei primi sei mesi del 2021 a Brescia e provincia le persone decedute sono state 7.044. Le attese, ovvero quelle che in media muoiono in un anno, erano 6.121, con un saldo, dunque, di 923 lutti aggiuntivi. L’età media al decesso per le donne era di 84 anni e per gli uomini di 78,1. Sul totale di 5.323 morti in più rispetto a quelle attese nel periodo che va dalla fine di febbraio 2020 (il primo lutto per o con Covid si è registrato il 29 febbraio dello scorso anno) alla fine di giugno 2021, le persone che avevano meno di sessant’anni erano 145.

L’analisi del report dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) è solo una conferma alla macabra statistica: ad aver pagato il prezzo più alto in termini di vite umane alla pandemia sono stati gli anziani. Il virus ha accorciato l’aspettativa di vita di persone fragili, per età e per patologie croniche già presenti, aggravando uno stato di salute già compromesso. Ad aver pagato il prezzo più alto alla pandemia siamo stati tutti noi, figli e nipoti di chi ci ha lasciato. Orfani di parole e di sorrisi, di strette di mano e di consigli di vita di cui, se non ci fosse stata la pandemia, avremmo potuto beneficiare ancora per qualche mese, qualche anno. Chissà. Allora, quanto vale la vita degli anziani?

I malati cronici nella provincia di Brescia

Nel Bresciano, dati dell’Agenzia di tutela della Salute aggiornati al 2019, sono 464.641 le persone prese in carico per una o più patologie croniche, pari al 38,5% degli assistiti. Nel dettaglio, il 18,1% ha una sola malattia cronica; l’8,9% ne ha due; il 5,6% ne ha tre ed un rimanente 5,8% ne ha un numero superiore e, dunque, presenta un quadro clinico di maggiore complessità. Anche dal report dell’Istituto superiore di Sanità emerge che, tra i morti, il 67.7% aveva tre o più patologie croniche e la malattia causata dall’infezione virale di SarCov2 altro non ha fatto che aggravare la situazione.

Le diverse misure di protezione adottate nei lunghi mesi che ci separano dal febbraio 2020 avevano come obiettivo il contenimento della diffusione del virus, evitando che la sua forza letale si scatenasse sui più fragili. Vecchiaia e fragilità hanno diritto ad un supplemento di protezione. «Se aumenta il numero di persone vaccinate di ogni età, la circolazione del virus rallenta ed aumenta la protezione per tutti» affermano gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità.

Vaccini e virus

È vero che una persona vaccinata può infettarsi. Del resto, nessun vaccino garantisce una protezione totale. E può, a sua volta, contagiare altre persone. «Il rischio è però decisamente basso: la replicazione virale nelle persone vaccinate infatti è minore rispetto ai non vaccinati, perché nei vaccinati la risposta immunitaria che si scatena anche a livello della mucosa nasale riduce la quantità di virus che si replica e questa minor replicazione rende più difficile la diffusione dell’infezione da una persona all’altra - spiega Michele Lagioia, direttore medico sanitario di Humanitas -. I vaccinati inoltre sono in media contagiosi per un tempo minore rispetto ai non vaccinati». L’Iss ha evidenziato che dall’1 febbraio al 5 ottobre 2021 sono morte 38.096 persone positive al SarsCov2 di cui 33.620 senza alcuna dose e 1.440 vaccinate con ciclo completo, di età avanzata e con più patologie.

Al di là del fatto che la morte è una tappa inevitabile, «si ipotizza - spiega Graziano Onder, direttore del Dipartimento di Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Iss - che i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all’infezione da SarsCov2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati. Queste persone molto fragili e con una ridotta risposta immunitaria sono quelle che possono più beneficiano di un’ampia copertura vaccinale dell’intera popolazione in quanto ciò riduce ulteriormente il rischio di infezione. Ridurre la circolazione del virus è il miglior modo per proteggerle».

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