Corruzione, il direttore Biondi chiede di uscire dal carcere

Nell’udienza del Riesame i legali del direttore dell'Agenzia delle Entrate hanno sostenuto che non ci sarebbe rischio di inquinamento probatorio
Il tribunale di Brescia © www.giornaledibrescia.it
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Non sussistino le esigenze per la custodia cautelare in carcere. Su queste basi ieri mattina i legali di Generoso Biondi, direttore dell’ufficio bresciano dell’Agenzia delle Entrate, e Alessandro De Domenico, funzionario dell’ente, hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza che lo scorso 26 settembre ha portato in cella i due dipendenti pubblici che devono rispondere di corruzione nell’ambito della maxi inchiesta Leonessa che coinvolge complessivamente 200 persone, accusate a vario titolo di corruzione, fatture false e indebita compensazione.

Nell’udienza davanti al tribunale del Riesame i legali di Biondi, l’avvocato Stefano Forzani, e quello di De Domenico, l’avvocato Marco Agosti, hanno sostenuto che non ci sarebbe alcun rischio di inquinamento probatorio, motivo per il quale invece la Procura aveva chiesto e ottenuto l’arresto in carcere.

Davanti al tribunale della Libertà le parti in causa non sono entrate nel merito dei reati contestati. I due dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, al momento sospesi dall’incarico, secondo le indagini avrebbero intascato parte di una maxi tangente da 65mila euro versata da un imprenditore per ottenere uno sconto da venti milioni di euro sulle imposte da versare. Biondi ha negato ogni accusa in interrogatorio. La decisione del Riesame è attesa nei prossimi giorni.

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