Corruzione, Fidanza e Calovini patteggiano per il caso Acri

L’accordo è stato trovato con la Procura: con una condanna a un anno e 4 mesi i due politici evitano il rinvio a giudizio
Il tribunale di Milano
Il tribunale di Milano
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L’accordo è stato trovato con la Procura. Ora serve il via libera del Gip. Un anno dopo essere finiti sotto inchiesta con l’accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio per quello che è stato definito il «caso Acri» e aver subito una perquisizione in casa, il parlamentare bresciano di Fratelli d’Italia Giangiacomo Calovini e l’eurodeputato Carlo Fidanza hanno scelto di patteggiare

Con i pm milanesi hanno trovato l’intesa per una condanna a un anno e quattro mesi, con sospensione condizionale e senza pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici che non scatterà. Cambia anche il reato con i magistrati di Milano, titolari dell’inchiesta per competenza territoriale, che hanno riqualificato il caso in corruzione per esercizio della funzione. I due politici evitano poi il rinvio a giudizio, l’udienza in aula e aspettano lo stralcio e infine l’ok del gip all’accordo trovato tra i sostituiti procuratori Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda e gli avvocati Andrea Puccio e Enrico Giarda, legale dei due esponenti di Fratelli d’Italia.

L’inchiesta era nata da un esposto anonimo - confezionato all’interno del partito di Giorgia Meloni nell’ambito di lotte tra correnti e mirato a colpire il gruppo Fidanza in una fase in cui si stavano delineando le candidature per le politiche e per le Regionali che avrebbero dovuto favorire esponenti già presenti nelle istituzioni - e aveva acceso i riflettori sulle dimissioni in consiglio comunale a Brescia di Giovanni Acri. E del successivo subentro di Calovini. «Mi sono dimesso per impegni di lavoro. Non ho subito alcuna pressione» ha sempre spiegato Acri

Per chi ha indagato, invece avrebbe lasciato il suo incarico in Loggia il 25 giugno 2021 e quindi il posto al primo dei non eletti, vale a dire Calovini, vicino alla corrente politica di Fidanza, in virtù di un’intesa. Secondo l’accusa in cambio delle dimissioni Acri ottenne l’assunzione del figlio ancora minorenne nella segreteria dell'europarlamentare Fidanza, pagato con i soldi del Parlamento Europeo. E a proposito di denaro, il patteggiamento prevede anche un passaggio alla Corte dei Conti per una valutazione di un eventuale danno di immagine subito dal Comune di Brescia per il caso che si chiude con due patteggiamenti. Per Acri e Giuseppe Romele, che per i pm era a conoscenza del presunto patto, la partita con la giustizia è invece ancora da giocare e definire.

«Dopo venti mesi di calvario, iniziato con l'assurda inchiesta giornalistica denominata "Lobby nera" e con il suo seguito giudiziario (da cui non è emerso alcun illecito), proseguito con un esposto anonimo dai tratti surreali dal quale è scaturita un'ulteriore inchiesta, ho scelto di lasciarmi questo brutto periodo alle spalle e di affrontare senza più fardelli l'anno che ci separa dalle elezioni europee del 9 giugno 2024, che rappresenteranno un crocevia per il futuro del nostro continente. Per questo, insieme ai miei legali, ho deciso di definire tale procedimento penale, in accordo con la Procura di Milano» ha dichiarato in una nota il capodelegazione di Fratelli d'Italia-Ecr al Parlamento Europeo Carlo Fidanza.

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