Coronavirus: il Bresciano preoccupa, stretta sui controlli

Mentre in Italia sono ormai 26mila i contagiati, nel quadro lombardo la Leonessa registra un nuovo aumento record. La Regione stringe i controlli
UN ALTRO GIORNO NERO
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Quello della Lombardia costituisce un caso nel panorama nazionale. E Brescia rappresenta a suo modo un caso nel caso. Se la provincia di Bergamo mantiene il triste primato per numero assoluto di contagi, infatti, la nostra provincia, che la segue a ruota, è risultata oggi come già ieri quella in cui l'aumento giornaliero dei casi è più massiccio. 

Una situazione che i numeri raccontano con precisione. Se Bergamo sfiora i 4.000 casi di contagio (3.993), l'aumento nelle passate 24 ore è di 233 unità. Il Bresciano conta invece 3.300 casi, vale a dire 382 più del giorno passato. Lo scarto - cifra della portata del contagio - è significativo.

Questo pomeriggio ha destato allarme anche il dato dei decessi registrati nell'area di competenza di Ats Brescia: nella contabilità quotidiana un +68 unità che in realtà, è stato spiegato col passare delle ore, costituisce l'esito di una revisione dei dati degli ultimi tre giorni effettuata da Ats stessa. Il totale in ogni caso non muta, tristemente. Resta un dato che ha in sé un portato di dolore che non necessita di commento alcuno: 387 vittime dall'inizio dell'emergenza, 14 delle quali fra Sebino e Valcamonica (territorio di competenza di Ats della Montagna).

La situazione lombarda resta in ogni caso pesante: la Regione rivela che, a quanto ricostruito attraverso la rete di telefonia mobile, è stato «tagliato» solo il 60% degli spostamenti che erano documentati il 20 febbraio, e al contempo annuncia una stretta sui controlli sanitari, affidato ai medici di base. Obiettivo fare in modo che anche chi ha sintomi influenzali leggeri, sia sottoposto a sorveglianza attiva. Obiettivo ovviamente limitare il contagio.

Arrivare a un'inversione di tendenza in capo a una settimana è l'obiettivo auspicato anche a livello nazionale da Borrelli che fa sintesi: una settimana fa i casi erano un terzo degli oltre 26mila attuali. E i timori sono per una propagazione massiccia del contagio anche al Sud. Per questo a tutti i livelli viene rinnovato un appello che ormai pare scontato ma non lo è: quello a restare a casa.

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