Coronavirus e palestre chiuse, i gestori: «Ci stanno rovinando»

Anif dirama un comunicato che chiede chiarezza per i centri sportivi: «Sono a rischio migliaia di posti di lavoro»
Palestre chiuse per l'emergenza coronavirus - Foto Alessandro Di Marco/Ansa
Palestre chiuse per l'emergenza coronavirus - Foto Alessandro Di Marco/Ansa
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La confusione è tanta e anche sui social monta la polemica: i titolari di palestre, centri sportivi e piscine lamentano poca chiarezza da parte delle istituzioni e un'interpretabilità delle indicazioni sulle restrizioni per l'emergenza coronavirus fin troppo nebulosa. Per ora, i provvedimenti di carattere regionale e nazionale indicherebbero nelle zone a rischio la «sospensione, sino all'8 marzo 2020, di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso», eppure in mezzo alla gran parte dei centri sportivi a porte chiuse, c'è qualche palestra che nei giorni scorsi ha tenuto comunque aperto ai clienti. Si resta in attesa del decreto definitivo del Presidente del consiglio dei ministri.

Raccoglie il grido d'allarme dei gestori il comunicato diramato nei giorni scorsi da Anif, l'associazione che rappresenta in tutta Italia le strutture sportive affiliate al Coni. Un settore che a livello nazionale raduna migliaia di società e associazioni sportive e che dà lavoro a oltre 100mila persone.

«Siamo a rappresentare con questa comunicazione - che è rivolta al governatore della Lombardia Attilio Fontana e agli assessori al Welfare, allo Sviluppo economico e al Bilancio - l’estrema preoccupazione (...) e l’estrema difficoltà che abbiamo verso i nostri associati, ai quali non siamo in grado di fornire indicazioni uniformi, nei diversi territori regionali e a volte in comuni limitrofi».

Secondo Anif, in pericolo ci sono molti posti di lavoro: i centri sportivi non potranno onorare a breve, per gli impianti fermi, gli impegni con i propri collaboratori che lavorano nelle società e associazioni sportive. Tantissimi: il settore impegna migliaia di persone (dai bagnini agli istruttori di nuoto, agli istruttori di sala fitness e corsi di ginnastica, agli addetti all’accoglienza e alla manutenzione).

Dalle pagine social delle varie palestre della nostra provincia, fioccano le conferme di quanto riferito dall'Anif. Nel post del titolare di un centro fitness della Bassa si legge: «Ritengo che vada assolutamente specificato nelle nuove ordinanze il comportamento che le palestre devono mantenere in questo stato di emergenza. Dare informazioni interpretabili non fa che alimentare situazioni spiacevoli e confuse». Man forte arriva da un collega dell'hinterland, proprietario e coach di un centro specializzato in personal training e allenamento funzionale, che accoglie al massimo sei clienti alla volta perché organizza solo classi a numero chiuso. «Trovo indecente non avere risposte: è domenica pomeriggio e io non so se questa settimana lavorerò o meno. Non parlo solo di me, ma soprattutto dei miei dipendenti e collaboratori. Chi ci governa non ha idea di come funzioni il nostro lavoro, sono amareggiato. Lo scandalo vero è che ci stanno mandando alla rovina senza rendersene conto».

 

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