Consigli di quartiere, senza quorum San Rocchino e Fornaci

Alla fine l’ultimo appello alla partecipazione ha funzionato, anche se non del tutto. Certamente domenica 2 dicembre i residenti in città che abbiano compiuto 16 anni potranno scegliere i rappresentanti che siederanno nei nuovi Consigli di quartiere; ma altrettanto certamente la delibera che disegna e scandisce le regole per la composizione degli organismi territoriali dovrà tornare al voto dell’aula consiliare nella seduta calendarizzata lunedì 12 novembre.
A San Rocchino (7 candidati) e a Fornaci (solo 2), infatti, lo sperato quorum necessario per le consultazioni non è stato raggiunto. Certo, il peggio è stato scongiurato: giovedì, infatti, i nomi sul tavolo degli uffici comunali si fermavano a quota 240, il che significa che a mancare all’appello erano oltre un centinaio di candidature. Mentre alle 23 di ieri, quando anche le ultime assemblee previste nella zona sud hanno chiuso il sipario della prima fase della partecipazione, l’elenco delle disponibilità ha raggiunto quota 410.
Per poter procedere alle elezioni il regolamento prevede che le candidature raccolte per ogni singolo quartiere debbano essere «almeno pari al numero dei componenti del Consiglio, aumentato del 30 per cento». Condizione che per essere variata - come nel caso di San Rocchino - deve necessariamente incassare l’imprimatur del Consiglio comunale.
Che succede ora? Innanzitutto la fase istruttoria non è ancora terminata: di qui ai primi giorni della prossima settimana il lavoro passa nelle mani della Commissione di verifica. Il team dovrà appunto accertarsi che tutte le candidature depositate siano corredate dalla documentazione necessaria e siano effettivamente supportate da dieci firme di cittadini residenti nel quartiere specifico per il quale l’aspirante consigliere si propone di concorrere. Se così non fosse, il numero dei borghi cittadini «orfani» del quorum rischia di salire.
Basti pensare che in due casi le disponibilità protocollate sono proprio sul filo del rasoio: tanto a Porta Milano quanto a Crocifissa di Rosa e a Chiesanuova il numero è garantito ai minimi termini e anche un solo margine di errore (nei documenti) porterebbe le due zone nella lista dei «casi» da rianalizzare. Ma non sono messi molto meglio anche Caionvico, Sant’Eufemia, Villaggio Violino, Brescia antica, Centro storico sud, Borgo Trento, Villaggio Prealpino, Casazza e Sant’Eustacchio: in questi casi si è leggermente sopra la soglia del quorum per un solo nominativo.
Nel panorama delle candidature ci sono, però, anche alcune zone in cui la partecipazione è stata accolta con entusiasmo. È questo il caso, ad esempio, del quartiere di provenienza del candidato sindaco del M5s, oggi in opposizione, Guido Ghidini: a Urago Mella si sono resi disponibili ben diciotto cittadini a fronte dei dodici necessari. Pollice in su anche per Primo Maggio (14 in lizza contro ) e Porta Venezia (16 disponibilità)
Come andò il «debutto» degli organismi territoriali? Quattro anni fa furono 523 i cittadini che scelsero di mettersi in gioco al servizio del proprio territorio: di questi, le candidature ritenute valide si attestarono in 481. Bisogna ricordare che, proprio a fronte delle ultime modifiche al regolamento, il numero dei consiglieri è ora aumentato, passando dai 229 della scorsa tornata (quella che sancì il modello Brescia) agli attuali 255.
Questo perché - proprio sulla scia di sollecitazioni raccolte in città - l’idea di Cantoni puntava ad ampliare il più possibile il campo della partecipazione.
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