Condannati due agenti per le botte durante un controllo: «Abuso di potere palese»

Due uomini della Polizia Locale di Salò hanno ricevuto a 3 anni per lesioni. «Estrema gravità delle condotte»
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Le testimonianze, le immagini e le ricostruzioni non lasciano dubbi. «È provato l’abuso dei propri poteri da parte dei due agenti, i quali, nelle fasi dell’arresto legittimo, hanno aggredito senza alcuna giustificazione l’automobilista».

Lo scrive il tribunale di Brescia nelle motivazioni della condanna a tre anni e un mese nei confronti di Marco Bergognini e Fabio Tarantini, agenti della Polizia locale di Salò. Sono stati ritenuti colpevoli di lesioni aggravate per un controllo violento ai danni di un uomo che al volante della sua auto non si era fermato all’alt. 

La vittima

Si tratta di un 43enne gardesano affetto da disabilità certificata per la sindrome di Gilles de la Tourette, che il 24 marzo 2017 venne colpito dai due agenti, riportando la frattura «modestamente scomposta» delle ossa nasali e di una costola. 

Nella sua deposizione in aula raccontò di essersi allontanato perchè spaventato dopo aver sentito uno dei due agenti «sferrare con forza la paletta sullo specchietto retrovisore dell’auto». Raggiunto dalla Polizia locale dopo un inseguimento, la vittima ha descritto così quanto accaduto: «I due agenti sono scesi dalla loro vettura, l’agente Tarantini ha estratto la pistola puntandomela, mentre il secondo, Bergognini, si dirigeva sul lato passeggero e dopo aver aperto lo sportello mi ha sferrato due pugni: uno sul volto e uno sull’addome».

Poi aggiunse: «Uno continuava a sferrarmi calci e pugni e l’altro mi ha trascinato fuori dall’auto. Poi mi hanno buttato a terra, ammanettato a faccia in giù e continuato a colpirmi». Un testimone oculare fece mettere a verbale: «Sembrava la scena di un film».

La condanna

Nella sentenza di il giudice parla di «estrema gravità delle condotte realizzate dei due imputati» aggiungendo che «la violenza impiegata dai due agenti è del tutto fuori luogo rispetto all’esecuzione legittima dell’arresto in flagranza dell’automobilista».

I due agenti avevano negato le accuse sostenendo che la vittima avesse fatto tutto da solo. Ma il tribunale li ha sbugiardati. «In primo luogo le affermazioni di Bergamini e Tarantini non coincidono tra loro, presentando delle discrasie piuttosto evidenti» si legge in sentenza. «Si è visto infatti - prosegue il giudice - che l’uno attribuiva le ferite riportate della persona offesa ad un’accidentale caduta al momento della sua estrazione della propria vettura. L’altro invece attribuiva le ferite riportate dalla vittima a due differenti fattori congiunti tra loro, entrambi dipendenti dall’azione del giovane, il quale avrebbe volontariamente colpito con il volto dapprima il volante della propria vettura e poi una volta ammanettato fuori dall’abitacolo, l’asfalto in un raptus abbastanza insensato».

Per il tribunale: «il difetto di coordinamento delle versioni fornite dei due imputati disvela, già di per sé, la scarsa credibilità». Oltre alla condanna a tre anni di reclusione, per i due agenti è scattata l’interdizione dai pubblici uffici per i prossimi cinque anni.

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