Come le star al coronav(a)irus bar

Ingannare l’attesa dell’emergenza con dei racconti: uno al giorno come nel Decameron
Racconto (immagine simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Ingannare l’attesa dell’emergenza con dei racconti... uno al giorno come nel Decameron. Sollecitati da una proposta dello scrittore bresciano Nicola Fiorin, abbiamo lanciato ai lettori bresciani l’idea di inviarci dei racconti per l’eventuale pubblicazione sul giornale o sul nostro sito. Alcuni sono già arrivati. Chi volesse proporne uno, dovrà attenersi nel limite delle 3.500 battute, ed inviarlo a lettere@giornaledibrescia.it.

Il racconto

Al tempo del Coronav(a)irus, ogni stupidaggine, qualunque quisquilia, assume proporzioni drammatiche, si traveste da tragedia greca, ché Euripide lévate che ce fai rìde!

Si mormora che anche nelle alte sfere abbiano disdetto cene e banchetti ed anticipato la Quaresima: A Milano, il Cenacolo di Leonardo, solitamente stipato di cinesi che si aspettavano un ristorante pluristellato (e ci restavano male non trovandolo), è tristemente deserto, "porco Giuda!" come riferisce il custode che lo conosce bene (a Giuda).

Ascoltate cosa è successo stamattina ad un mio conoscente, Crudelio Feroci, mentre tentava semplicemente di far colazione al Bar, in effetti non un semplice bar, ma un “Concept bar.

Bene, Crudelio, tranquillo e sereno era al banco con una brioche alla marmellata in mano, aspettando che la barista - una concept barista, ritengo - gli chiedesse se preferiva un macchiato o un cappuccino. Per esperienza più che decennale Crudelio era strasicuro che appena avesse dato il primo morso alla brioche, la concept barista gli avrebbe chiesto, immancabilmente: “cosa desidera”? e lui, con la bocca piena, si sarebbe trovato in grave imbarazzo a risponderle. Per questo aspettava di ricevere attenzione, senza addentare la brioche che intanto cominciava a disperdere zucchero a velo sulla sua giacca, imbiancandogliela, cosa che lui odia, come detesta ogni macchiolina imbrattasse i suoi abiti (non soffriva di Asperger, questo no … magari un pochetto, ecco).

Aspetta e aspetta, però, Crudelio cominciava a innervosirsi, anche perché in studio l'aspettava un cliente che doveva pagargli una parcella e, capirete, di questi tempi sono più rari della foca monaca.

Aveva anche una fame “lupigna” come diceva Camilleri, e così si risolse ad addentare la brioche.

Avrete già capito che la concept barista, quasi gli avesse teso un agguato – e non è escluso che l'abbia proprio fatto – mentre Crudelio masticava il primo boccone di brioche e marmellata, si produsse nella domanda fatidica e, con voce squillante gli chiese cosa preferisse.

Crudelio e buono e caro, ma certe cose lo mandano fuori dai gangheri, così, in preda ad un picco pressorio, tentò di rispondere: “Unpf coffù maffiuatof, mallefiffione”.

Prego? Cinguettò la concept barista, e Crudelio, ormai in preda all'ansia purtroppo perse la coordinazione naso/gola ed inspirò un mezzo etto dello zucchero a velo presente sulla superficie del cornetto, producendosi in uno starnuto ciclopico, che disseminò sostanze rossastre (la marmellata era ai lamponi!) sul bancone del concept bar.

Il terrore si dipinse sul volto di Adele, la barista, e dei pochi astanti; il concept direttore si precipitò al telefono, urlando: “Quale  è il numero per le urgenze da coronav(a)irus, per Diana!” e Adele: “il 1500, per Bacco” (Adele era molto educata e preferiva il vino alla cacciagione). Gli altri clienti, intanto, si diedero alla fuga, scordandosi di pagare il conto, e si precipitarono di corsa in mezzo alla strada, causando un tamponamento a catena di dimensioni Indo-pachistane.

In tutto ciò Crudelio, tentando di riguadagnare la dignità perduta, disse: “Guardi non importa, prendo solo la brioche, quant'è?”

- Nooo!, urlo l'inurbano concept direttore, “stanno venendo a prenderla con l'ambulanza asettica, se va via mi arrestano, ora lei sta li e la smette di respirare, per Giove,  untore maledetto!”

- “Guardi che è stato lo zucchero a velo che mi è andato nel naso, non sono malato …”

- “Sì, sì, dicono tutti così, se fa un passo le sparo!”

Nel frattempo arrivò la autoambulanza asettica, dalla quale scesero tre individui vestiti da capo a piedi con tute giallo limone, che si rivolsero al Concept direttore chiedendogli: “Dov'è?!” E lui, indicando Crudelio, con l'indice tremante della mano destra: “E' lì, portatelo via, vi prego, è un pazzo assassino!”.

Crudelio, che è un tipo razionale e crede nel prossimo suo, tentò ancora di spiegare: “Ma no, è stato lo zucchero a velo, non vede che ho il naso bianco?”

Non l'avesse mai detto! Il tizio dell'ambulanza, originario di Norimberga e che si chiamava Wolfango, prima di assestargli un colpo di taglio sulla nuca per stordirlo, gli gridò: “Che schifo, untore e pure cocainomane, dovrebbero tenerti in quarantena per sei anni, fosse per me!” I tre presero di peso Crudelio, lo misero sulla barella, assicurandolo con le cinghie, gli infilarono i due beccucci dell'ossigeno nel naso, lo caricarono sull'ambulanza e partirono in quarta a sirene spiegata, speronando una Panda grigia, bloccata nel tamponamento a catena.

E' da questa mattina che non ho notizie di Crudelio, non si sa neppure dove l'abbiano ricoverato, pare sia stato posto il segreto di Stato, l'unica cosa certa è che gli automobilisti inferociti per il tamponamento a catena e per l'ingorgo “a croce uncinata” che si era prodotto per le vie della città, presero d'assalto il concept bar e, in preda alla sindrome da accaparramento, si mangiarono questo mondo e quell'altro, avanzando solo una brioche vegana ai semi di lino e lasciando Adele ed il concept direttore increduli e affranti.   

 

Note biografiche

Giovanni Papaleo. Nato a Padova nel 1964, con ascendenze siciliane, sposato con una collega di Brescia, dove si è trasferito nel 1998 e, vive con moglie, due figli e un cocker.

 

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