Come ciliegie sotto grappa

La percezione dell’eterna giovinezza della mia persona è ormai quotidianamente scalfita da eventi che portano a riflessioni financo spiacevoli. Nei giorni scorsi mi sono brevemente attardato per una conversazione con una giovane collega alla macchinetta del caffè, sono pause che mi concedo molto raramente per il profondo senso del dovere che mi contraddistingue.
La chiacchierata mi ha portato alla sconfortante condizione cui accennavo in premessa per una serie di motivi, eccoli: primo, la mia giovane collega parla troppo veloce; secondo, il suo argomentare è infarcito di termini stranieri, a me quasi completamente sconosciuti, o comunque sentiti intuendone forse il significato, così mentre cerco di capire cosa intenda per switchare lei è già al discorso successivo, io mi limito a sorridere che non si sbaglia mai; terzo, mi parla delle storie che si fanno su Instagram, e io penso se sono le stesse che facevo da piccolo a mia mamma per non mettere il maglione dolcevita; quarto, mi racconta con entuasiasmo ciò che accade sui social, che per me ha lo stesso interesse di un convegno sui calli in un teatro senza aria condizionata in luglio.
In questi giorni sono a Viserbella per il mio tradizionale periodo di meritato riposo, solo l’odore di docciaschiuma dozzinale che ammorba l’aria mi fa sentire davvero in vacanza. Passeggiando ho addocchiato meravigliose ciliegie, polpose e sode. Ne comprerò due chili, da mettere sotto grappa per l’inverno. Perché non capirò mai le gioie della vita virtuale, ma continuo ad amare profondamente quelle della vita reale.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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