Code per i tamponi: «Assurdo non coinvolgere le parafarmacie»

Le farmacie bresciane viaggiano a pieno ritmo ma sono vicine al collasso. Oggi in Consiglio regionale mozione condivisa M5S e Pd in Regione
  • Code lunedì mattina fuori da una farmacia in centro a Brescia
    Code lunedì mattina fuori da una farmacia in centro a Brescia
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Code ovunque, linee telefoniche intasate, agende piene. È questo lo scenario che, ormai da settimane, si ripropone nelle farmacie di Brescia. In città, dove basta fare due passi in centro per imbattersi in file di persone lungo i marciapiedi, ma anche in provincia. L’afflusso è confermato dai dati: nella settimana dal 3 al 10 gennaio le farmacie bresciane hanno fatto 136.450 tamponi, per una media di oltre 19mila al giorno.

«Per ora hanno aderito al protocollo tamponi 223 nostri associati su 378 - spiega Clara Mottinelli, presidente di Federfarma Brescia - e sono in aumento». Un’ottima risposta, ma evidentemente non basta a soddisfare la domanda dei cittadini, che ha subìto un’ulteriore impennata con la riapertura delle scuole dopo le vacanze di Natale: in aumento le classi in quarantena e, di conseguenza, i bambini che devono essere testati. Così come i contatti stretti di persone positive, coloro che vogliono uscire dalla quarantena o dall’isolamento, oppure chi ha sintomi sospetti e vuole escludere l’infezione da coronavirus.

E le parafarmacie?

Una soluzione, secondo molti, è dietro l’angolo: permettere anche alle parafarmacie di eseguire test antigenici, aumentando le opportunità per i cittadini e con ogni probabilità riducendo le code. «Solo in provincia di Brescia ci sono più di 150 parafarmacie - spiega Lucia Sterni, coordinatrice per la Lombardia dell’Unione nazionale farmacisti titolari di sola parafarmacia - e potrebbero contribuire in molto significativo al tracciamento, che ora è senza dubbio in tilt. La maggior parte sono esercizi di vicinato, mentre un 20 per cento circa sono nei centri commerciali». Per questo, insieme alle altre associazioni di categoria (Fnpi, Mnlf, Culpi e Federfardis), Unaftisp ha più volte sollecitato la Regione, che con una circolare potrebbe sbloccare la situazione. «In Lombardia ci sono 500 parafarmacie adeguate a svolgere il servizio tamponi e pronte a partire, tenerle ferme è paradossale e chi ci rimette è il cittadino».

Della stessa idea è Davide Gullotta, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, che aggiunge: «Gli emendamenti in Senato che avrebbero tolto l’esclusiva alle farmacie sono stati bocciati con motivazioni false, figlie di una vergognosa interferenza lobbistica». Le polemiche, e i toni accesi, a livello nazionale non mancano, mentre in Lombardia già oggi potrebbero esserci novità. «Dopo che il mio ordine del giorno è stato respinto in sede di approvazione di bilancio - dice il bresciano Gianni Girelli del Pd - oggi torneremo a porre l’attenzione in commissione Consiglio regionale, con una mozione congiunta tra Pd e M5S. Non coinvolgere le parafarmacie è un grave errore organizzativo e un’occasione sprecata, soprattutto in questa fase emergenziale di pandemia».

Il confronto

Molte farmacie si sono attrezzate anche allestendo chioschi per tamponi all'aperto - Foto Ansa/Daniel Del Zennaro © www.giornaledibrescia.it
Molte farmacie si sono attrezzate anche allestendo chioschi per tamponi all'aperto - Foto Ansa/Daniel Del Zennaro © www.giornaledibrescia.it

Non è per nulla d’accordo Clara Mottinelli di Federfarma: «Solo la farmacia è in grado di fare da garante perché è un presidio istituzionalizzato, inserito nel sistema sanitario nazionale, sottoposto a controlli e verifiche. Il mio invito è di continuare a dare fiducia alla rete di farmacie dei servizi, in coerenza a un percorso iniziato nel 2009». Di tutt’altro avviso i titolari di parafarmacia: «Siamo coinvolti nello stesso tipo di controlli e perfettamente in grado di eseguire tamponi - replica Sterni - anche perché non è un servizio farmaceutico, ma un supporto al cittadino».

Tra i motivi di esclusione emersi nei giorni scorsi sono stati citati la mancanza di professionalità adeguate nelle parafarmacie, che non sarebbero nella piattaforma digitale in cui comunicare gli esiti dei tamponi. «Tutte falsità - spiega Gullotta -: per legge in ogni parafarmacia c’è sempre un farmacista (laureato e iscritto all’Ordine) e da anni abbiamo accesso al sistema Tessera sanitaria, tanto che trasmettiamo i dati delle spese sanitarie detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Si tratta solo di abilitarci».

Antigenici cresciuti del 450%

Le farmacie bresciane, insomma, sono vicine alla saturazione. Lo fanno pensare anche i numeri diffusi da Federfarma stessa: da quando è possibile, cioè dalla fine di febbraio 2021 (all’epoca potevano operare solo su determinate categorie di persone, ora anche sui bambini), le farmacie che fanno tamponi antigenici nel Bresciano sono cresciute in modo esponenziale. Dalle 57 iniziali, oggi sono 223 (su un totale di 378) e i test antigenici da loro effettuati sono validi sia per far scattare che per chiudere isolamenti e quarantene. Se nel mese di settembre si viaggiava un ritmo di 30mila tamponi a settimana, gli ultimi dati disponibili ci parlano di numeri più che quadruplicati (un aumento del 450%).

L’ultimo bollettino disponibile conta 136.450 test eseguiti in provincia di Brescia dal 3 al 10 gennaio, in linea con un trend di crescita costante. La settimana dopo Natale, dal 27 dicembre al 2 gennaio, erano stati 114.916, mentre quella precedente 112.133 e 86.198 la prima di dicembre.

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