Ciechi e ipovedenti, tempi d’attesa biblici per ottenere un cane guida

Le scuole per addestrarli sono solo tre, la presidente dell’Uici Inverardi: «Un aiuto solo dai Lions»
L'addestramento di un cane guida per non vedenti - © www.giornaledibrescia.it
L'addestramento di un cane guida per non vedenti - © www.giornaledibrescia.it
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Il problema è parecchio sentito dai non vedenti. In Italia le scuole che addestrano cani guida sono solo a Scandicci, a Padova e a Catania: sono in grado di assegnare ogni anno gratuitamente un centinaio di cani guida ad altrettanti ciechi, un numero limitato rispetto alle richieste. Anche nella nostra città il problema esiste da molti anni: ci sono quindi liste d’attesa con tempi biblici (due, anche tre anni) per poterne avere uno.

«La situazione nel territorio bresciano dice di una carenza considerevole - spiega la presidente provinciale dell’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti, Sandra Inverardi- e non va dimenticato che avere un compagno di viaggio tanto prezioso come un cane addestrato è un ausilio fondamentale per la nostra disabilità. Il problema si è, per così dire, cronicizzato negli anni».

Fondi in arrivo

A Brescia e provincia sono iscritte all’Uici circa 1.100 persone su un totale di 2.200. Impossibile pensare, quindi, che ogni cieco possa avere un suo cane guida. Le ragioni sono diverse. La formazione di un cane guida comporta un rilevante impegno sia in termini di competenze, addestratori formati, sia di costi diretti.

Per fortuna da decenni funziona la scuola di Limbiate dei Lions, che ha assegnato sinora oltre 2.200 cani e continua a raccogliere fondi per addestrarne altri ogni anno. «In proposito - ha ribadito la presidente Inverardi - mi preme mettere in chiaro che nessuna organizzazione, tanto meno quella preziosa dei Lions, raccoglie fondi entrando in negozi o altre strutture a nome dell’Uici. Mettiamo in guardia contro un’altra delle tante truffe che circolano in questo periodo facendo leva sulla generosità e sul buon cuore dei bresciani».

Anche la Regione Lombardia ha ribadito lo scorso ottobre l’impegno (stanziati 150mila euro) alle attività finalizzate all’allevamento, alla crescita, all’addestramento di cani guida, a partire dalla nascita fino alla consegna gratuita a persone non vedenti.

Indipendenza

Il cane guida, per un non vedente, è un angelo a quattro zampe. É un compagno di vita e un valido supporto che consente di aumentare l’autonomia, soprattutto quando si cammina per strada. Anticipando gli ostacoli e vedendo ciò che il padrone non può vedere, aiuta a vivere meglio la condizione di disabilità. Un amico a quattro zampe molto speciale che, perfettamente addestrato, diventa la vista di colui che non vede più: gli permette di vivere in totale autonomia, di andare al lavoro, di prendere i mezzi, di andare al ristorante, e di viaggiare senza bisogno di aiuto.

«E proprio perché è tanto importante per noi e per la nostra Unione - spiega Sandra Inverardi - chiediamo ancora una volta di rispettare la loro presenza nei bar, ristoranti, sui mezzi di trasporto e soprattutto sui taxi. Il fatto più increscioso che abbiamo registrato a Brescia, nonostante sia in atto una legge che tutela i ciechi e gli ipovedenti accompagnati dal cane guida, è il diniego di un paio di tassisti bresciani che si sono sempre rifiutati di accompagnarci. Una situazione intollerabile che dovrebbe far vergognare i concittadini di un comportamento simile. Al contrario, molti ci raccontano che i colleghi, sul luogo di lavoro, non considerano il cane guida un semplice animale, ma un collega a tutti gli effetti».

A Brescia l’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti è una delle associazioni storiche. Basti pensare che fra poco più di un anno raggiungerà il secolo di vita. Unica nel suo genere in tutta la provincia, lavora per la piena integrazione dei ciechi e degli ipovedenti, con compiti di tutela dei loro interessi morali e materiali, ma anche offrendo assistenza burocratica e sociale.

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