Ciclo idrico, la Provincia di Brescia: «Il gestore sarà pubblico»

Acque Bresciane resterà una società pubblica, ma potrà dare vita a società di scopo anche con privati per accelerare gli investimenti
Il servizio del ciclo idrico provinciale include acquedotto, fognatura e depurazione - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il servizio del ciclo idrico provinciale include acquedotto, fognatura e depurazione - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La terza via prende corpo. Acque Bresciane, gestore unico del ciclo idrico provinciale, resterà una società totalmente pubblica. Potrà però dar vita a società di scopo, realtà territoriali, joint venture operative per accelerare gli investimenti, coinvolgendo anche i privati.

Dopo le dichiarazioni al Giornale di Brescia del segretario del Pd Michele Zanardi, anche la Provincia di Brescia esce allo scoperto indicando qual è la direzione che si intende imboccare. «Governance pubblica senza escludere la possibilità di coinvolgere i privati per gli investimenti» spiega il presidente della provincia di Brescia Samuele Alghisi. Il che vorrebbe dire cambiare la scelta del 2015, quando la Provincia optò per una società mista pubblico-privata.

L’indirizzo politico è chiaro, e rispecchia l’accordo del centrosinistra in Provincia. Ora però il Broletto sta lavorando al dossier tecnico-giuridico a sostegno di questa ipotesi in modo che per settembre la proposta possa approdare in consiglio provinciale. Una mozione che dovrà passare nel cda dell’Ato e poi essere votata dall’assemblea dei sindaci. Spetterà a loro la scelta finale. «L’obiettivo è confezionare entro la fine del mio mandato (31 ottobre 2022, ndr) un atto da proporre ai sindaci» spiega Alghisi.

L’iter

Il presidente prova poi a illustrare il piano. Nel 2015 e 2016, quando si scelse il modello misto, Acque Bresciane non era ancora nata. «Ora la società ha dimostrato di poter fare un’attività importante». Il consigliere delegato al ciclo idrico Marco Apostoli aggiunge: «È nata solo nel 2018. Sta crescendo molto ed è in grado di fare gli investimenti che servono».

Sul tavolo della Provincia c’è anche il project financing di A2A per l’acquisto del 40% di Acque Bresciane (così da trasformarla in società mista): lì ci sono 382 milioni di investimenti in più. «Lo abbiamo analizzato - spiega Alghisi -: dal punto di vista tecnico risponde alle nostre esigenze, ma sottrae la gestione ai Comuni, che perdono la governance». Quindi no, grazie: «I territori non sono in linea con quella pianificazione».

Il piano

Quello che vorrebbe fare il Broletto è allora mantenere la governance pubblica di Acque Bresciane, in modo che scelte e indirizzi restino in capo ai soli enti pubblici. Ma «tenere insieme anche l’alta capacità di investimento, le competenze e il know how dei privati». Come? «Con un modello innovativo».

In pratica «una società interamente pubblica che su ambiti o territori specifici sviluppi sinergie con il privato: la dispersione, un grande depuratore» spiega Alghisi. «Non ci spaventa che su alcuni obiettivi si possa fare una gara per far fare gli investimenti al privato - aggiunge Apostoli - ma tutto deve essere deciso dal soggetto pubblico».

Per il consigliere delegato non spetta poi alla politica entrare nel dettaglio tecnico: saranno cda e comitato di indirizzo di Acque Bresciane a decidere quale formula utilizzare. Insomma, la cornice è chiara. Ma il lavoro non è ancora finito. I pareri di Agenia e dell’Ato dicono sì, che entrambi i modelli sono sostenibili, ma pendono per il misto. Se si vuole cambiare rotta serviranno nuovi pareri che tengano conto di nuovi elementi e giustifichino la scelta del pubblico. «Ci stiamo lavorando - ammette Alghisi -. Noi crediamo esista un modello pubblico che porta a casa gli stessi investimenti interloquendo con i privati».

Nel frattempo dovrebbero passare ad Acque Bresciane anche i paesi della Valtrompia e 22 Comuni aggregati, rafforzando patrimonio e dimensioni di scala. «L’operazione - annuncia Apostoli -si dovrebbe concludere a fine estate».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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