Ciclo idrico, il centrodestra contrario: «Scelta ideologica, ci rimettono i cittadini»

Per l'opposizione il piano della Provincia di Brescia di tenere il gestore pubblico è «confuso e incoerente», privo di basi tecnico-giuridiche
Un rubinetto dell'acqua potabile
Un rubinetto dell'acqua potabile
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Il centrodestra boccia la «terza via», l’ipotesi scelta dalla Provincia per la gestione del ciclo idrico: holding totalmente pubblica con società di scopo (a partecipazione privata) per fare gli investimenti.

Per i consiglieri di Lega, Forza Italia e FdI in Broletto si tratta di una soluzione senza basi tecnico-giuridiche, presa per «puro equilibrismo politico».

«Il centrosinistra ha preferito la sopravvivenza della propria maggioranza al bene comune dei nostri territori, che non si costruisce attraverso diktat ideologici e scelte frettolose ma con proposte serie e condivise che anche stavolta sono mancate» scrivono in una nota Paolo Fontana e Caterina Lovo Gagliardi (Forza Italia), Daniele Mannatrizio e Giampaolo Natali (FdI), Alberto Bertagna, Roberta Sisti, Massimo Tacconi e Giacomo Zobbio (Lega).

Per la gestione del ciclo idrico, nel 2015 si scelse il sistema misto (controllo pubblico e partner privato tra il 40% e il 49%). Ora la Provincia vuole cambiare quella scelta e optare per una gestione totalmente pubblica. «L’amministrazione di centrosinistra - è l’accusa del centrodestra - ha scelto di piegarsi a logiche puramente politiche, figlie della fragile promessa elettorale di cambio di gestione dell’acqua che tiene insieme una maggioranza in totale confusione. Questa decisione non tiene conto di elementi oggettivi né dei numeri emersi dagli studi commissionati su richiesta della stessa Provincia, ma addirittura si scontra con i pareri legali richiesti da Ato, della giurisprudenza prevalente e di altri eminenti giuristi».

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Lo studio Agenia e Ato dicono infatti che sia l’in house (100% pubblico) sia il misto sono sostenibili, ma il misto garantisce più investimenti a parità di bollette. Lega, FI e FdI contestano poi il metodo scelto dal Broletto: non un confronto in commissione ciclo idrico, ma una conferenza stampa. Il tutto «senza dati adeguati per valutarne la fattibilità». Un «contesto», quindi, che non consente «una valutazione con i dovuti criteri di economicità, che sono una garanzia nell’interesse dei cittadini e che erano garantiti dal piano presentato in precedenza». Senza contare il «rischio di azioni legali» da parte dei privati. 

Insomma, «un’uscita frettolosa e confusionaria, figlia delle difficoltà di chi si trova costretto a una "marcia indietro" verso un modello sostanzialmente misto nel maldestro tentativo di salvare la faccia di fronte ai comitati per l’acqua pubblica». Per il centrodestra la «strada intrapresa su impulso di Apostoli (l’in house, ndr) si è rivelata insostenibile ma non si può ammettere». Così «si cerca di mascherare una realtà evidente con puro equilibrimo politico: di fatto si è optato per un sistema misto cammuffato, perché la stragrande maggioranza della governance sarà in mano a una società "figlia" che sarà comunque mista. Stante questa situazione - continua il centrodestra - ci chiediamo: Apostoli è stato imbrogliato dalla maggioranza che sostiene oppure sta coscientemente prendendo in giro i suoi elettori?».

Infine l’affondo: «Sulla questione anche stavolta si è persa l’occasione di agire con buonsenso e lungimiranza. Riteniamo inoltre molto grave che su un tema come questo non si sia cercata realmente una condivisione con il centrodestra, che peraltro è maggioranza numerica in Provincia». Insomma, «di fronte ad una gestione inadeguata e al pasticcio che si prospetta, il centrodestra non ci sta».

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