«Ciao papà, ho il telefono rotto» e la truffa viaggia su WhatsApp

Un caso in città con un padre che bonifica 1.200 euro credendo di inviarli alla figlia
Il messaggio che nasconde la truffa - © www.giornaledibrescia.it
Il messaggio che nasconde la truffa - © www.giornaledibrescia.it
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Le prime segnalazioni delle Forze dell’ordine risalgono ad aprile di quest’anno, ma con l’estate è tornato in auge il tentativo di frode che sfrutta l’ipotesi della truffa del cellulare rotto di un figlio.

L’imbroglio scatta via sms: «Ciao papà, ho rotto il telefono e perso i dati. Questo è il mio numero, mandami un messaggio su Whatsapp al link: https://wa.me/ +393511547784».

Gli ignoti che si celano dietro alla truffa - ignoti che in questo caso sono però intestatari di un conto all’estero a tale Nicolò - rispondono allora con il nome del figlio spiegando di aver rotto il cellulare all’estero e di aver bisogno di 1.200 euro per comprarne un altro. E chiedono un bonifico urgente.

La truffa

È esattamente quanto accaduto il 16 di agosto ad un bresciano. Il racconto è della figlia: «Mio padre riceve un sms che pareva essere scritto da me e nel quale veniva utilizzato il mio nome. Gli veniva detto "papà ho bisogno di un favore. Mi si è rotto il telefono. Clicca su questo link che ci sentiamo su whatsapp". Ingenuamente mio papà, pensando fossi io, clicca il link, da qui gli viene chiesto di fare un bonifico di 1.288 euro che gli avrei reso a breve perché mi avrebbero bloccato il conto. I soldi mi sarebbero serviti rapidamente per comprare un altro telefono. Mio papà si reca velocemente in banca (non possiede del resto l’applicazione della banca proprio per evitare frodi) dove con un addetto effettua il bonifico».

L’anziano si reca nella filiale di una banca da dove i dipendenti provano a chiamare il numero, «ma viene loro detto che il microfono del telefono era rotto e quindi potevano scambiarsi solo messaggi via whatsapp».

La dinamica

La truffa è completata. «L’iban era errato e quindi dal numero arrivano le cifre mancanti. E il bonifico viene fatto intestato a un certo Nicolò con un conto in una banca di Bilbao». La figlia ha scoperto tutto a distanza di giorni, quando è passata a salutare il padre. Che le ha raccontato tutto.

Genitore e figlia sono andati dai carabinieri a presentare denuncia e sono anche passati in banca a denunciare la frode che forse ai bancari poteva essere evidente.

Sulla vicenda resta che già ad aprile, la Polizia postale aveva diffuso via social un’allerta: «Se ricevi un messaggio da tuo figlio che ti avvisa di avere rotto il telefono e ti chiede di salvare il suo nuovo numero tra i contatti della rubrica, potrebbe trattarsi di una truffa.

Oppure «Al primo messaggio seguiranno richieste insolite di denaro, la ricarica di una carta prepagata, le credenziali per accedere al conto corrente». Secondo la Polizia postale quelli che si presentano come messaggi inoffensivi sono solo l’inizio, un abboccamento attraverso il quale i criminali informatici cercano di conquistare la fiducia. Cercano di agganciare le persone per esortarle a comunicare i dati personali. Vero è che da uno scambio di messaggi su Whatsapp non si può rubare dati, ma l’avvio di una canale di comunicazione può consentire al cybercriminale di costruire una storia credibile (perché magari arriva a conoscere il nome di un figlio, di un genitore o un indirizzo) su cui basare possibili attacchi futuri.

Da qui l’indicazione delle Forze di polizia: non cliccare sui link, non scrivere, non richiamare. E contattate vostro figlio sul solito numero. Vi risponderà.

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