Chiude «Caffè Capriccio»: il saluto in vetrina

Il «Capriccio» chiude, dopo lunghi anni di servizio la signora Wilma ed il marito Giovanni hanno deciso di abbassare la serranda
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«Chiusura definitiva della "Caffè Capriccio". Le autorizzazioni vengono restituite alla città. Ringraziamenti infiniti a tutti».

 

 

 

La scritta è comparsa due giorni fa sulle vetrine del locale di via Vittorio Emanuele II numero 33, comunicando la fine di una storia imprenditoriale cara a molti bresciani

Il «Capriccio» chiude, dopo lunghi anni di servizio la signora Wilma ed il marito Giovanni hanno deciso di abbassare la serranda. Certo una scelta non facile per chi ha trascorso una vita dietro ad un bancone, come pure non sarà facile per i molti, affezionati clienti accettarla. Sì, perché una volta varcata la porta di ingresso non era come entrare in un qualsiasi bar. Accolti dal sorriso e dal buongiorno della signora Wilma ci si immergeva in una atmosfera ovattata, quasi d’altri tempi. Una cortesia piacevolmente esibita accoglieva il cliente e lo accompagnava al tavolo. Prima, al bancone, il signor Giovanni proponeva, anch’egli con gentilezza fuori dal comune, le specialità della casa, quei panini preparati al momento con ingredienti di alta qualità, dal «mitico» salmoncino al tradizionale prosciutto.

Una volta seduti al tavolo, dove non mancava mai un elegante centrino, la signora Wilma coccolava l’ospite, con l’aiuto di un collaboratore, opportunamente istruito ai codici della casa: ecco le salviettine fumanti per chi aveva mangiato del pesce e la bevanda versata con ampio, armonico gesto nel bicchiere. Poi, sul finire del pasto, la proposta: «Gradite della caffetteria?». Infine, il conto alla cassa, con la precisa distinzione tra buoni pasto e «battuta contante», ed il «grazie» caricato da una erre arrotata ad arte. Grazie a voi, Wilma e Giovanni. 

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