Chiesto l'ergastolo per il marito di Mina Safine, morta bruciata

Il pm Caty Bressanelli ha chiesto il massimo della pena per Abderrahim Senbel, accusato dell'omicidio della 45enne morta nel 2020
  • Abderrahim Senbel al banco degli imputati in tribunale a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
    Abderrahim Senbel al banco degli imputati in tribunale a Brescia
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Il pubblico ministero Caty Bressanelli ha chiesto la condanna all’ergastolo nei confronti di Abderrahim Senbel, il 55enne di origini marocchine accusato dell’omicidio della moglie Mina Safine, la 45enne sua connazionale morta il 27 settembre 2020 in seguito alle ustioni riportate sul 90% del corpo una settimana prima, a casa, al sesto piano di uno dei condomini di via Tiboni, ad Urago Mella in città. 

«Non si è trattato di un suicidio. Non aveva mai dato segno di volersi togliere la vita e non è immaginabile che si sia data fuoco perchè è una modalità particolarmente dolorosa e brutale che quindi avrebbe dovuto rappresentare una spiccata volontà suicida che però non è mai emersa» ha detto nella sua requisitoria il pubblico ministero. 

Per l’accusa l’uomo ha dato fuoco alla moglie, mentre l’imputato durante il processo si era difeso raccontando un’altra versione. «Si è data fuoco da sola, poi mi ha abbracciato e stretto forte. Voleva che morissi con lei. E anche quando sono riuscito a liberarmi dalla sua presa ha cercato, da terra, di afferrarmi per una caviglia e di bloccarmi» sono state le parole dell’imputato. 

A fine ottobre davanti alla Corte d'Assiste era stata riprodotta l'audioregistrazione della telefonata effettuata da Mina Safine al 112, in un disperato tentativo di chiedere aiuto. Le parole che la donna aveva usato con l'operatrice sono chiare: «Mi aiuti, mi aiuti: mio marito mi ha bruciato».

Lui ha sempre negato, sostenendo che Mina Safine si è data fuoco da sola. «Manca la prova regina. Non ci sono tracce riconducibili all’imputato sull’accendino ritenuto l’arma del delitto» ha detto l’avvocato Daniele Fariello, difensore dell’imputato che ha chiesto l’assoluzione del suo assistito per non aver commesso il fatto.

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