Centomila leggi per il più furbo

Quando la moltiplicazione delle leggi non favorisce la giustizia: in Italia ce ne sono in vigore più di 100mila
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I giuristi dell’antica Roma erano soliti affermare che la legge non si debba occupare di quisquilie, col monito a latere: su quel che c’è non si scherza, poiché l’ignoranza non è scusante.

Loro - i giuristi romani appunto - hanno posto le basi del nostro attuale diritto, non prevedendo (ahinoi) la laboriosa attitudine manifestata dal legislatore a scavalco fra il Novecento e il Duemila. Nonostante il taglialeggi (ve lo ricordate il Calderoli ?) nel nostro Paese ve ne sono ancora in vigore, se comprendiamo quelle regionali, più di 100mila.

Evidentemente di quisquilie qualche testo si deve pur essere occupato, mentre il numero rende complessa l’applicazione della locuzione «l’ignoranza (della legge) non è una scusante». Certo, sulle stranezze legislative l’Italia non fa eccezione - a Londra è illegale fermare un taxi e salirci sopra se si ha la peste, oppure a York si può ancora uccidere uno scozzese all’interno delle antiche mura della città, ma solo se questi ha in mano arco e frecce - però noi siamo imbattibili nel numero, nella complicazione e negli errori (ne sono stati trovati 180, poi corretti, nei 220 articoli del nuovo testo sugli appalti pubblici).

Vuoi vedere che alla lunga dovremo dar ragione a Schopenhauer: «Con l'eliminazione del diritto del più forte si è introdotto il diritto del più furbo». Ah saperlo.

 

 

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