Centocinquanta bocciature: l’aria bresciana è da maglia nera

Legambiente: il dossier del 2018 parla di 47 casi di pm10 oltre il limite; 103 allarmi per l’ozono
All'inquinamento atmosferico contribuiscono gli scarichi delle auto
All'inquinamento atmosferico contribuiscono gli scarichi delle auto
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Anche per il 2018 l’aria bresciana ha ottenuto una pessima pagella, la peggiore d’Italia. Lo rivela il dossier annuale di Legambiente «Mal d’aria», che, con centocinquanta giorni di esubero rispetto ai limiti consentiti, mette Brescia in cima alla lista delle città più inquinate del Bel Paese. Seguono Lodi, con 149 giorni, Monza (140), Milano (135), Bergamo e Cremona (127).

Nello specifico, a Brescia sono 47 le giornate di esubero rispetto al limite massimo (di 35) per il pm10 e ben 103 (contro le 25 consentite) per quanto riguarda l’ozono. Sulle polveri sottili la nostra città sta lavorando e ha infatti avuto risultati migliori di Lodi, Milano, Cremona, Pavia e Monza, ma sull’ozono nessuno ha fatto peggio.

E se l'assessore all'Ambiente del Comune di Brescia Miriam Cominelli sottolinea che i giorni di esubero delle polveri sottili sono diminuiti, Legambiente chiede interventi più coraggiosi: «Brescia - ha affermato Lorenzi - ha problemi sia in inverno, con le polveri sottili, sia in estate, con l’ozono. Non si può più proseguire con misure circoscritte a singoli giorni o periodi dell’anno, perché il mal d’aria è cronico. Servono quindi misure strutturali». 

 

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