«C'è bisogno di cambiamento e stabilità»

Nell'intervista al giornale, Pierluigi Bersani, candidato premier del centrosinistra, indica tre priorità: moralità, diritti, lavoro
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«Io ho da smacchiare un giaguarone, voi ne avete tre: il berlusconismo, il formigonismo e il leghismo. Sono stati un fallimento per questa Regione, senza neanche pensare al caso Finmeccanica che ha una sua gravità» spiega il candidato premier del centrosinistra Pierluigi Bersani rivolgendosi ai sostenitori e ai candidati del Pd alle elezioni politiche regionali.

In questo finale di campagna elettorale, considerato decisivo per conquistare il voto di chi non ha ancora scelto e confermare quanti guardano alla sua coalizione, ribadisce: «Non stiamo chiedendo il voto in modo abusivo perché tutte le volte che abbiamo promesso di portare avanti un cambiamento lo abbiamo fatto».

Bersani torna a sottolineare che «in Lombardia l'unico problema è essere consapevoli della forza che ci siamo conquistati con la credibilità della nostra azione politica e amministrativa. Abbiamo sempre lavorato in modo serio perché abbiamo innescato un cambiamento attraverso l'apertura alle forze del civismo. Dopo Bersani c'è il Pd, non il vuoto politico di pure esperienze personali. Smacchieremo il giaguaro e daremo una nuova prospettiva alla politica italiana».

Parte da qui, dall'attualità che appartiene a queste dense giornate politiche, la nostra intervista all'uomo che le primarie del centrosinistra hanno indicato come la persona titolata a guidare un governo che volti pagina rispetto sia alla transizione del governo dei tecnici sia nei confronti della precedente gestione del centrodestra.


Produrre lavoro: è la richiesta che sale a gran voce, con un più di angoscia, anche dalle nostre contrade. Realisticamente, quali impegni si sente di assumere?
Il nostro programma è incentrato su lavoro e moralità. Abbiamo proposte per ottenere una spinta nell'immediato: il programma straordinario di opere di Regioni, Province e Comuni per mettere scuole e ospedali in sicurezza, per bonificare il territorio e per la mobilità porterà lavoro in tutta Italia. Impegneremo 7,5 miliardi di euro che recupereremo dal bilancio della Difesa e dai fondi strutturali europei. Il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle piccole imprese, 50 miliardi in 5 anni, darà ossigeno alle aziende e permetterà loro di riprendere lavoro e occupazione. Il programma straordinario per la green economy produrrà lo stesso risultato.
Accennava alla questione della moralità.
Tutta la nostra iniziativa politica più in generale sarà improntata, come ho detto, su lavoro e moralità: ridurremo il peso del fisco sul lavoro e sugli investimenti delle imprese che danno lavoro, faremo in modo che un'ora di lavoro stabile costi di meno di un'ora di lavoro precario; metteremo incentivi per l'occupazione femminile e giovanile, in particolare nel Sud. Accanto agli interventi per l'economia reale, vi saranno quelli per introdurre norme più severe contro la corruzione, rendere la politica più sobria (riduzione dei parlamentari e dei loro compensi, una legge per regolare la vita dei partiti), la legge contro il falso in bilancio, contro l'autoriciclaggio, contro il voto di scambio. Perché senza una riscossa del civismo e della moralità, non basta l'economia.
Perché Berlusconi, nonostante le sue vicende pubbliche e private e le contestazioni alla sua azione politica, continua ad essere un catalizzatore di così tanti consensi?
Chi pensa che la destra esista solo perché esiste Berlusconi si illude. Gli elettori di destra ci sono e il loro voto si indirizza da quella parte. In tutta Europa di fronte alle difficoltà vi sono state risposte populiste che hanno avuto seguito. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: è l'illusione che ci si salva da soli, che siano solo gli altri a rischiare di bagnarsi i piedi nella crisi. È un'illusione che trova sempre seguaci e che poi li lascia, disillusi, in mezzo ad un mare di guai. Anche questa volta Berlusconi suona la stessa musica.
Perché chi abbandona Berlusconi, ma anche la Lega e Maroni, sembra scegliere in percentuale consistente il non voto o Grillo?
Grillo sollecita le sue stesse risposte di fronte alle difficoltà: la via di uscita delle favole, i mille euro al mese a tutti, il ritorno alla lira. Per questo una parte dei voti di Berlusconi si orienta verso Grillo. Sollecita la rabbia, e capisco che ce ne sia perché la crisi è forte e ha prodotto drammi sociali, ma non è in grado di dare risposte vere. Le persone che lo stanno seguendo nelle piazze sono disamorate e disilluse. Però Grillo sta portando questo disagio verso le macerie del nostro Paese. Questa è una sua responsabilità, per me gravissima.
Dopo le dimissioni di Papa Benedetto XVI, in cosa prosegue e in che cosa si modifica il rapporto politico-istituzionale del Pd con la Chiesa e i mondi cattolici?
Il Pd è un partito di credenti e non credenti. Il rapporto con quelli che lei chiama i mondi cattolici è strutturale: una parte anche molto grande di questi mondi partecipa alla vita del Pd e diversi dirigenti del partito provengono da quella corrente culturale e politica. Il rapporto con le gerarchie della Chiesa è di rispetto per il suo alto magistero e di autonomia. Le dimissioni di Benedetto XVI sono un gesto innovativo e di portata storica, ma che non cambiano questi dati di fondo. I cattolici, e la cultura cattolica, sono una parte essenziale della società italiana.
Quale il possibile ruolo di Monti nella questione cattolica?
Quanto a Monti, non capisco perché, nella sua domanda, lei lega il suo ruolo a quello dei «mondi» cattolici.
La coalizione di centrosinistra continuerà, e come, dopo il voto?
È stata fatta davanti a 3 milioni e 200mila notai. Ci sarà disponibilità a discutere, con la testa, con tutti quelli che hanno buona volontà, per un'alternativa al populismo, al berlusconismo e al leghismo.
Se il centrosinistra conquista la maggioranza parlamentare autonoma, la sua dichiarata intenzione di allargare consenso e rappresentanza passa per un'intesa con Monti e altre forze oppure contempla anche un dialogo trasversale alle sensibilità dei parlamentari eletti?
L'Italia ha bisogno di un governo stabile e di un cambiamento di fondo. Lo schieramento politico che può garantire questo esito è il centrosinistra. Per questa ragione è necessario che gli elettori ci diano almeno il 51 per cento. I problemi dell'Italia e la necessità di avviare una vera e duratura ricostruzione economica, sociale e civica impongono però di considerare quel 51 per cento come fosse un 49: bisogna stare con la testa larga e offrire la possibilità di un confronto vero e di un dialogo a tutte le forze che si oppongono alla destra populista, che si battono per il rispetto della costituzione, che sono interessate a far fare progressi all'Europa.
Quali le tre priorità strategiche che un Governo Bersani, nei primi cento giorni di attività, varerebbe per segnare, da un lato, la discontinuità con le precedenti gestioni e, dall'altro, per dare un segnale forte che la ripresa è possibile se rinnoviamo un autentico patto sociale?
Se tocca a me, i primi interventi riguarderanno il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli degli immigrati che sono nati e studiano qui, la cancellazione di vergognose leggi ad personam e l'introduzione di norme più stringenti contro la corruzione e l'avvio degli interventi di emergenza per dare lavoro.
Il rapporto virtuoso con l'Europa?
Moralità, diritti, lavoro: dobbiamo tornare in Europa. E l'Europa non è solo spread e conti pubblici in ordine: l'Europa è - e ci chiede di esserlo - civiltà e progresso. A Brescia citate giustamente Martinazzoli. Ecco: è un buon esempio da tenere presente.

Adalberto Migliorati

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