Cassazione: «Un nuovo reato non blocca la libertà anticipata»

Mentre era in prova l'uomo è stato nuovamente arrestato perchè ritenuto l'intermediario per l'acquisto di droga
La Corte di Cassazione - © www.giornaledibrescia.it
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Commettere un nuovo reato non è un elemento sufficiente per la revoca della liberazione anticipata. Lo ha stabilito la Cassazione intervenuta, con le motivazioni depositate pochi giorni fa, su una vicenda di un bresciano dallo spessore criminale di primo piano. È la storia di Stefano Ferrari, 52enne di Bagnolo Mella che venne arrestato nel 2012 dopo una lunga latitanza in Sudamerica. Era ricercato per traffico internazionale di droga dopo che nel 2005 sfuggì alle autorità di Buenos Aires che prima lo fermarono, ma poi lo scarcerano permettendogli così di far perdere le proprie tracce. Furono gli uomini della Guardia di Finanza di Brescia a intercettarlo sette anni dopo in Bolivia, mentre faceva affari di droga con un altro bresciano, e ad ottenere l’estradizione in Italia grazie al via libera della Corte Suprema boliviana. Nel nostro Paese Ferrari trascorre un periodo dietro le sbarre poi ottiene l’affidamento in prova ai servizi sociali. Ed è in questa condizione che ricade nella rete della giustizia.

L’uomo viene infatti nuovamente arrestato, sempre dalle Fiamme Gialle di Brescia perché ritenuto l’intermediario per l’acquisto di un chilo di cocaina da parte di un pregiudicato abruzzese. Con il nuovo arresto e la condanna definitiva datata 6 novembre di un anno fa, inizia per Ferrari il braccio di ferro con il tribunale di Sorveglianza di Brescia che il 15 gennaio aveva sospeso nei confronti del 52enne la liberazione anticipata nella misura di 345 giorni.

Attraverso il suo legale Ferrari impugna il ricorso e davanti alla Cassazione ora ha avuto ragione come si legge nelle motivazioni della sentenza. «Ai fini della revoca della liberazione anticipata per delitto non colposo commesso dal condannato nel corso dell’esecuzione della pena, spetta al Tribunale di sorveglianza la valutazione dell’incidenza del reato sull’opera di rieducazione intrapresa, nonché il grado di recupero fino a quel momento manifestato e la verifica di ascrivibilità del fatto criminoso al fallimento dell’opera rieducativa o ad una occasionale manifestazione di devianza» scrive la Cassazione. Ritenendo che il provvedimento del Tribunale di sorveglianza di Brescia abbia omesso qualsiasi valutazione sull’incidenza del reato commesso sul percorso rieducativo».

L’ordinanza di sospensione della libertà anticipata è stata così annullata e il caso torna sulla scrivania del Tribunale di sorveglianza.

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