Carenza di materie prime, mancano alcune medicine: le preparano i farmacisti

L’antidoto alla crisi arriva dai laboratori galenici: assicurati ibuprofene per i bimbi e il paracetamolo
L'interno di una farmacia
L'interno di una farmacia
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Sono oltre tremila i farmaci carenti segnalati dall’Agenzia italiana del farmaco. In particolare antinfiammatori e prodotti per abbassare la febbre il cui uso è sensibilmente aumentato nelle ultime settimane, periodo di «tempesta perfetta» che ha costretto a letto migliaia di persone a causa dell’influenza stagionale e, in misura minore, per Covid.

Tra i molti farmaci di uso comune, che non richiedono la prescrizione medica, ci sono anche l’ibuprofene e il paracetamolo. «Riceviamo consegne a singhiozzo anche se, grazie all’impegno della Cooperativa esercenti di farmacia, cerchiamo di ridurre il disagio al minimo - spiega Francesco Rastrelli, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Brescia -. Tuttavia, per sopperire alla mancanza di antinfiammatori o prodotti per far diminuire la febbre, la Federazione nazionale degli Ordini dei farmacisti ha inviato istruzioni operative per la produzione galenica, secondo gli standard e le procedure indicati nella farmacopea europea, degli sciroppi di ibuprofene ad uso pediatrico e la relativa dispensazione nelle farmacie territoriali senza necessità di prescrizione medica e di paracetamolo sospensione per ridurre la febbre e alleviare i dolori». 

Mancano le materie prime

Una risposta concreta, dunque, al problema della carenza di farmaci che si è posto durante il Covid e si è acuito con la crisi generata dalla guerra in corso nel cuore dell’Europa. Mancano, infatti, materie prime necessarie per confezionare molti farmaci. Difficoltà a reperire i principi attivi, ma anche i materiali necessari per il confezionamento dei prodotti farmaceutici come il vetro delle fiale, la pellicola di alluminio che chiude il blister, la plastica conformata per alloggiare le compresse, la carta.

«Un ulteriore esempio di quanto il ruolo dei farmacisti consenta di dare risposte ai bisogni di salute. Una delle molte da parte di professionisti che, negli anni della pandemia, hanno garantito un riferimento certo sul territorio - continua Rastrelli -. Farmacisti in prima linea, grazie al loro osservatorio privilegiato, a monitorare le carenze e, quando possibile, preparare i medicinali nei laboratori interni ma, anche, promuovere un uso razionale dei farmaci. Un esempio: se la terapia richiede una confezione da venti pillole, è inutile che il paziente ne acquisti due. Un dovere che coinvolge anche i colleghi che lavorano negli ospedali, impegnati a garantire i risultati clinici, la qualità delle cure e la sicurezza dei pazienti».

L'impegno dei farmacisti nel Bresciano

La soluzione alternativa alla carenza di farmaci, che rischia di compromettere la continuità di cura per molti pazienti critici, è anche il risultato di un impegno profuso negli anni dai farmacisti, solo in provincia di Brescia ce ne sono millecinquecento, e del presidente del loro Ordine professionale attivo sia a livello regionale sia nazionale a coinvolgere la categoria nelle decisioni che riguardano la loro inarrestabile evoluzione. Francesco Rastrelli è, infatti, delegato Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) ai tavoli di Regione Lombardia e componente del Consiglio generale della Fofi a Roma.

Afferma: «Se oggi possiamo guardare con maggiore serenità al futuro della nostra professione, lo dobbiamo in misura rilevante al nostro prezioso contributo, sul territorio, negli ospedali e dovunque in provincia di Brescia noi farmacisti ci troviamo ad operare. È sicuramente più profonda, adesso, la percezione che le istituzioni bresciane hanno del nostro ruolo, dell’efficienza della rete delle farmacie di comunità e delle funzioni centrali, che svolgiamo negli ospedali e nei servizi territoriali delle Agenzia di tutela della salute, così come nell’industria e nella ricerca».

E conclude: «Questo salto di qualità lo dobbiamo solo, e soltanto, al nostro impegno corale, alla nostra preparazione, alla nostra capacità di resistere alla pressione, adattandoci, nel contempo, alle nuove esigenze, sostenendo, ed a volte vicariando, il sistema sanitario nelle sue carenze. La sanità bresciana ha toccato con mano la capacità di noi farmacisti di contribuire alla tutela della salute, ha visto quanto la professione possa fare per i cittadini e per il Servizio sanitario, basti ricordare il ruolo nella campagna vaccinale e nell’esecuzione dei tamponi Covid e, da ultimo, nelle vaccinazioni antinfluenzali che hanno permesso a moltissime persone di poterne beneficiare recandosi nella farmacia vicina a casa».

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