Camporini: «Dobbiamo dare il massimo sostegno agli ucraini»

ieri sera il generale già Capo di stato maggiore della Difesa è stato all'hotel Vittoria su invito di Azione per parlare della guerra
Il generale Vincenzo Camporini ieri all’Hotel Vittoria - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il generale Vincenzo Camporini ieri all’Hotel Vittoria - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

«Dobbiamo dare il massimo sostegno possibile agli ucraini. Dire loro "rassegnatevi ad essere invasi" sarebbe uno sbaglio etico e politico». Del resto, «le performance dell’esercito russo sono sotto le aspettative. È rimasto al secolo scorso, di grosse dimensioni ma con scarsi armamenti di precisione». Il futuro del Donbass, previo il cessate il fuoco, dovrebbe essere deciso «da un referendum gestito da un ente terzo. Tuttavia, ci sarebbe il problema di chi far votare, viste le deportazioni e l’esodo della popolazione». La soluzione potrebbe essere l’autonomia sul modello del nostro Alto Adige, con la convivenza fra russi e ucraini.

Parole e opinioni del generale Vincenzo Camporini, già Capo di stato maggiore della Difesa, tra i fondatori di Azione, il partito di Carlo Calenda. L’ex militare è stato ieri a Brescia invitato proprio da Azione per parlare del conflitto, sollecitato dalle domande del vice caporedattore del Giornale di Brescia Massimo Lanzini. Sala dell’Hotel Vittoria affollata, molti i giovani.

L’invasione è stata una sorpresa per tutti, ammette Camporini. «Anche Putin si aspettava qualcosa di diverso. Non si pianifica una guerra senza prima una efficiente campagna aerea», dice. «Il presidente russo era convinto di entrare a Kiev in pochi giorni tra la folla osannante, con Zelensky destituito». È andata ben diversamente. Il leader russo aveva informazioni sbagliate. «Accade quando intorno a te hai solo consiglieri che ti dicono quello che vuoi sentire». La molla che ha scatenato Putin, sottolinea Camporini, «non è la Nato, ma l’Unione Europea». Il suo modello di democrazia e libertà, che l’Ucraina stava faticosamente seguendo: «Per Putin è inaccettabile avere come vicino un Paese che mostra i benefici di un sistema democratico».

Altro errore di valutazione: la risposta unitaria dell’Occidente. «Il presidente russo pensava che l’Unione Europea si sarebbe sfaldata. È accaduto il contrario». È l’eterogenesi dei fini: «Adesso la Nato è più forte, la Finlandia ha chiesto l’adesione, l’Europa è più unita». Non solo. Questa crisi, argomenta Camporini, «potrebbe far cambiare il passo all’Europa sul tema della difesa comune. Quest’ultima, tuttavia, presuppone una politica estera comune». Che oggi non c’è.

La potenza cinese è alla finestra, «in attesa di vedere cosa succede». La guerra, nonostante la consonanza politica con la Russia, è un problema. Pechino ha bisogno di un’economia in forte e stabile crescita per sanare gli squilibri sociali interni. Servono materie prime, commerci, energia: insomma, serve la pace. Taiwan è in pericolo? «Penso di no», risponde Camporini. «La Cina punta sul fattore tempo, ragiona in decenni».

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.

Dal pubblico fioccano le domande. «La guerra nucleare? L’arma atomica è stata costruita per non essere usata, è uno strumento politico. Del resto, cosa se ne farebbe Putin di una Ucraina desertificata?» L’ultima domanda è sull’impegno politico di Camporini. «Non ho ambizioni. Dopo l’esperienza con Emma Bonino in +Europa ho chiesto a Carlo Calenda se gli serviva una mano. Negli incontri di Azione, anche qui a Brescia stasera, vedo gente seria che vuole trovare la strada per una politica seria».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia