camosci nelle valli bresciane

Dati confortanti sulle colonie di fauna selvatica che vivono le aree montane, merito anche delle operazioni di ripopolamento
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Stambecchi, camosci, cervi e caprioli, ma anche lepri, fagiani e starne, per finire con l'orso. Anche nel 2009 prati, boschi, alpeggi, alte zone rocciose e persino i ghiacciai del Bresciano sono stati rivitalizzanti dall'introduzione di nuova fauna selvatica, ma anche dalla riproduzione degli esemplari già presenti sul territorio, attività sostenute e favorite dall'intervento dell'uomo attraverso vari progetti.

L'anno appena concluso ha fatto registrare significativi progressi numerici, rilevati sulle nostre montagne dal monitoraggio dell'assessorato Caccia e pesca della Provincia, in collaborazione con i Parchi nazionali dello Stelvio e dell'Adamello, l'Istituto nazionale fauna selvatica e le Comunità montane di Valcamonica e Valsabbia. Per il 2010, a conferma che il lavoro è pienamente avviato, è già pronto un altro intervento da parte della Provincia che ha acquistato 20 camosci da rilasciare gradualmente nei prossimi mesi.

Che dimensioni abbiano le colonie selvatiche sulle nostre montagne è molto difficile dirlo, ma i censimenti possono comunque scandagliare zone molto ampie e significative.

A fronte dell'immissione nel recente periodo di 30 capi, la colonia di camoscio della media Valcamonica è risultata presente con 100 unità (censimento effettuato nella zona ovest dell'area protetta, nei comuni di Darfo, Esine e Berzo Demo), quella del cervo è passata da 40 a 60 esemplari, quella del capriolo da 38 a 50.

L'estate scorsa si è anche parcellizzato un territorio di circa 10.000 ettari, posto tra bassa Valcamonica, Valtrompia, Valsabbia e Valgrigna, dove si sono contati ben 262 camosci.
Più recente ma particolarmente affascinante il lavoro sulle vette, seguito dai tecnici dei Parchi dello Stelvio e dell'Adamello, dove a fronte del rilascio negli ultimi anni di 60 stambecchi si è verificata una crescita di circa il 20 per cento della colonia insediata.
L'orso... montanaro
Delicato ma molto interessante è il discorso che riguarda l'orso, di cui si occupa il Parco regionale trentino Adamello-Brenta in collaborazione con l'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Negli ultimi dieci anni sul versante trentino sono stati liberati nove esemplari di orso bruno alpino, muniti di radio-collare per seguirne i movimenti. A turno, da soli o in compagnia, alcuni di loro hanno valicato più volte il confine tra Lombardia e Trentino, visitando la nostra provincia dove sono stati scorti soprattutto nel Parco dell'Adamello, ma anche sui rilievi dell'Alto Garda, della Valsabbia e perfino del Sebino.
Il lavoro sulla fauna coinvolge anche la pianura, dove ogni anno l'Ambito Territoriale di Caccia Unico libera più di 2mila lepri, circa 5mila fagiani e alcune centinaia di starne.
Il lavoro di «restocking»
«Tutti gli anni programmiamo ed eseguiamo lavori di restocking (rafforzamento) - spiega l'assessore provinciale alla Caccia e alla pesca Alessandro Sala - con la preziosa collaborazione dell'Istituto fauna selvatica che cattura alcuni capi nelle zone in cui non mancano per poi liberarli sulle nostre montagne. Per quest'anno abbiamo già messo a bilancio l'acquisto di altri 20 camosci, che affideremo alla natura nella zona di malga Rosello, sul massiccio di Montecampione».
Flavio Archetti
 

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