Cagno: il lavoro prima di tutto e giovani al centro

Questi i pilastri cardine sui quali Donatella Cagno, candidata al collegio plurinominale della Camera in città per Liberi e uguali (Leu)
Donatella Cagno - © www.giornaledibrescia.it
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Il lavoro prima di tutto. Lavoro declinato in ogni sfumatura e, quindi, sinonimo (anche) di sociale, ricerca e ambiente. Questi i pilastri cardine sui quali Donatella Cagno - segretario generale della Funzione pubblica per la Cgil bresciana e candidata al collegio plurinominale della Camera in città per Liberi e uguali (Leu) - intende puntare a Roma, forte di una lunga esperienza sul territorio.

Quali i problemi di Brescia sul fronte lavoro e come pensa di poter agire da Roma?
«Io vengo dall’esperienza del sindacato e quindi conosco bene le difficoltà presenti a tutti i livelli del mondo del lavoro anche a Brescia, a partire dalla pubblica amministrazione che non solo ha bisogno di più personale, ma che ha anche necessità di svecchiare i dipendenti. Questo è un tema che si riannoda a più questioni: dal sociale alla ricerca»

Sta dicendo che la rete bresciana rischia di non reggere più?
«Sto dicendo che per avere maggiore sicurezza servono maggiori reti sociali e lo Stato deve essere più presente attraverso investimenti incisivi sul personale, perché ci stiamo muovendo in un campo che si è via via sempre più impoverito».

In che termini la ricerca può essere davvero incisiva in campo occupazionale?
«Penso anche solo al settore manufatturiero: si tratta di un ambito che va necessariamente potenziato e la strada per farlo passa attraverso le Università e la ricerca. Questa base artigiana della nostra città deve essere maggiormente valorizzata attraverso investimenti mirati. In questo senso tutta la partita ambientale, che sappiamo bene essere importante per la città, va approfondita puntando anche in questo caso su ricerca e personale competente. Fare questo significa creare vere e nuove opportunità di impiego. Lavoro, sociale e ricerca sono temi strettamente legati se si pensa davvero a una città che vuole crescere».

In questi anni a livello nazionale sono stati messi in atto alcuni provvedimenti per tentare di affrontare il tema della disoccupazione, in primis il Jobs Act: cosa ne pensa?
«Nonostante Brescia non sia abituata, c’è un alto tasso di disoccupazione, specie tra i giovani. Il problema va però affrontato in modo serio: non si può cioè non includere nel tema il nodo del basso reddito. Ed è qui che le politiche pubbliche devono incidere. Con i bonus una tantum non si risolvono i problemi e non si cambia nulla. La decontribuzione ha solo creato danni: bisogna al contrario utilizzare quegli stessi fondi per misure strutturate e strutturali. A Brescia ho potuto constatare di persona gli effetti del Jobs Act: le cooperative che assumevano sono state penalizzate rispetto a quelle meno serie».

Quindi meno bonus e più investimenti?
«Esatto. La disoccupazione, parlo anche e soprattutto di quella giovanile, si risolve solo se la macchina pubblica utilizza i fondi a disposizione per iniziative concrete su temi che possano essere sviluppati e, quindi, creare davvero lavoro sul lungo termine. Solo così i giovani inizieranno a scegliere di restare ancora nel nostro Paese. Stiamo trattando davvero male i nostri ragazzi: per questo servono discontinuità e un approccio più serio».

Perché i bresciani dovrebbero votare Leu?
«Perché siamo un progetto nuovo e i vecchi partiti hanno già combinato guai. Ma soprattutto perché vogliamo mettere in atto politiche per i molti e non di nicchia: l’obiettivo è cioè fare stare meglio tutti e non solo alcune categorie.

 

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