Brescia in lutto per la morte di Agape Nulli Quilleri

La staffetta partigiana era il simbolo della Resistenza bresciana: aveva 93 anni
ADDIO A AGAPE NULLI
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Brescia dice addio ad una donna coraggiosa e saggia, ad una signora d'altri tempi, capace di forza e dalla volontà di ferro. Simbolo della lotta al nazifascismo e anima delle Fiamme Verdi.

È morta Agape Nulli Quilleri, aveva 93 anni

Aveva diciott’anni Agape quando finì a Canton Mombello perché staffetta delle Fiamme Verdi, arrestata mentre in bicicletta portava armi ai partigiani in montagna.

Fisico minuto, lucidissima, parlata fluida, era un piacere sentirla raccontare. «Sono stata molto fortunata nella vita. Ho avuto una famiglia stupenda ed un marito fantastico, con il quale ho condiviso il pensiero, il modo di vivere, di interpretare la realtà e la religione» raccontava in occasione dei suoi 90 anni, nel marzo 2016.

E confessava «di Sam sono sempre innamorata» anche se era mancato 15 anni prima. «Era bello, buono e intelligente»: con lui aveva avuto quattro figli, Cristina, Fausta, Silvia e Ludovico.

E nell'orrore della guerra nasce l'amore con Sam, classe 1922. La sera del 25 aprile 1945, fuggita da Canton Mombello, Agape andò a bussare alla casa di quel giovane. «Mi aprì e rimase sorpreso: "Cosa fai qui? Volevamo venire noi a liberarvi!"». Agape aveva fatto da sola. «Con Sam condividevo i valori fondamentali: l’amore per la famiglia, la compassione per i più deboli, il rispetto per i genitori, una certa religiosità». 

 

  • Addio ad Agape Nulli Quilleri
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«Le racconto un episodio su come noi cattolici interpretavamo la Resistenza» diceva a Enrico Mirani nel 2016. Un giorno le Fiamme Verdi, bisognose di mezzi di trasporto, apprendono che un carico di biciclette fabbricate dalla Om prenderà la via della Germania. Sam e un operaio della Om, dalle parti di Gavardo, tendono un agguato. I due autisti tedeschi del camion vengono disarmati. «Che ne facciamo di loro?», chiede l’operaio. «Li lasciamo andare», risponde Quilleri. «No, bisogna ucciderli», ribatte l’altro. «Fallo tu», «No, io sono un semplice operaio, fallo tu che sei ufficiale alpino», «Appunto, non un assassino». Risultato: con due biciclette che hanno dato loro i partigiani, se ne tornano a Brescia. Perché nella guerriglia, dice Agape, «non è come in guerra: sei responsabile personalmente di chi uccidi. Imparammo allora, in quei giorni dopo il 25 aprile, la differenza fra la vendetta e la giustizia, fra lo Stato di diritto e la barbarie».

Ed era stata lei a chiedere la grazia per il suo aguzzino di Canton Mombello, Priebke, l'Ss condannato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Ad annunciare la morte di Agape anche le Fiamme Verdi delle quali era presidente onoraria dal 2009: «Chiunque l’abbia conosciuta – o anche solo incontrata – ne ha potuto sperimentare la preparazione intellettuale, la saldezza ideale, la dirittura morale, ma soprattutto il magnetismo, l’energia e il fascino profondo che promanava dalla sua schiettezza sincera e tagliente, dal suo atteggiamento schivo e talvolta severo, ma sempre accogliente, dall’assenza di retorica nel suo parlare, dalla raffinata capacità di analisi e dall’ostinato rifiuto verso ogni forma di servilismo o adulazione.

Agape Nulli Quilleri è stata una donna veramente e pienamente libera, mossa da uno slancio vitale contagioso, sostenuta da un’incrollabile fede per la libertà e capace di fornire a chiunque la incontrasse un’ispirazione sferzante, che richiamava alla responsabilità individuale e collettiva nei confronti della società, senza scuse e senza fronzoli. Amava i giovani, perché è sempre stata giovane.

Per tutta la sua vita si è rifiutata di percorrere la via più semplice o la più comoda: anche nella lunga e dolorosa malattia che l’ha condotta fino al passo estremo, ha mantenuto la sua limpida fermezza. Ha affrontato l’ultimo nemico, la sofferenza, con le difficoltà dell’esile corpo ma con la tenacia battagliera della sua instancabile energia morale, intellettuale e ideale. Non ha mai perso occasione di esortare le sue Fiamme Verdi all’impegno, alla testimonianza, alla lotta per la Libertà. Grazie, Agape, per essere stata la nostra guida in questi anni. Non potremo dimenticarti mai, e cercheremo di essere degni dell’eredità preziosa che ci hai consegnato».

Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono scrive che «Agape Nulli ha fatto la storia della nostra città. Partigiana, staffetta della Resistenza, presidente onoraria delle Fiamme Verdi era pragmatica e schiva, con una mente brillante e aperta, capace di analisi lucide, mai banali; è diventata una simbolo della lotta di Resistenza, tutti conserviamo un’immagine di lei sul palco il 25 aprile, tanti bresciani l’hanno incontrata nelle scuole, dove andava per raccontare ai ragazzi il significato della lotta partigiana. Ci mancherà»

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