Brescia come Camden Town: l'arte del murale si fa strada
Un «paese» nella città che si è fatto spazio grazie all’arte distribuita tra facciate di edifici pubblici e privati, muretti delle piazze e panchine nei parchi. E così, proprio come a Londra nel quartiere di Camden Town, anche a Brescia il museo è per le strade. Opere titaniche, spruzzate di colori sgargianti, giochi grafici e soggetti iconici: tutto incastonato, anno dopo anno, in uno spazio urbano che non è stato coinvolto dagli sventramenti operati dal Piano di governo del territorio. Dal centro alle periferie, dal sottopasso alle cassette dei cavi, dal parco ai muri di confine: gli omaggi, le celebrazioni, l’arte creata ad hoc riqualificano e trasformano luoghi prima aridi e abbandonati a un degrado che sembrava irreversibile.
È un vero e proprio percorso alternativo alla scoperta degli scorci cittadini quello che si sta, anno dopo anno, creando nel nostro capoluogo, un percorso a caccia dell’«opera di strada», per farsi stupire, all’improvviso, da una sorpresa inattesa. La sorpresa dell’arte contemporanea. Non a caso Brescia è stata una delle mete di Link, l’Urban Art Festival dell’associazione True Quality.
Una tra le «eredità» da ammirare è il murale Istria, pensato per celebrare l’esodo degli istriani scampati alle foibe e giunti a Brescia nel secondo dopoguerra. La firma è quella dell’urban artist Luogo Comune, dipinta sulla facciata di un palazzo nel quartiere di San Bartolomeo, che dal 1952 ospita una minoranza dalmata-istriana. Un intervento site-specific che vuole aprire un dialogo con gli abitanti del luogo e riportare alla luce alcune leggende legate all’area Nord Adriatica da cui provengono gli esuli. Tra le protagoniste dell’opera c’è ad esempio Bora, la figlia del Vento, che «vide nascere dal sangue del suo amato Tergesteo la pianta di Sommaco, che colora di rosso l’autunno dell’Altopiano Carsico». Lo stesso albero è stato rappresentato nel murale e si lega a un altro aspetto del quartiere: la presenza di antiche concerie. Le foglie dell’arbusto - aveva spiegato l’artista - erano utilizzate nella concia delle pelli e per la tintura delle stoffe. Sempre a San Bartolomeo, in via in via Abbazia 10, si staglia il muralale di dodici metri vergato da Vera Bugatti. Una gigantesca e canuta figura femminile che regge una bilancia. Sui due piatti un cuore e un sacco pieno di denaro. La bilancia, per ora, pende più dalla parte del denaro: metafora dell’avere che oggi purtroppo spesso prevale sull’essere. Da qui, dall’improrogabilità di una scelta affinché per l’uomo sia sempre in primo piano il nutrimento dell’anima, nasce il titolo: Aut Aut.
Ma si può andare a caccia di altre opere tra le strade di San Polo, al Villaggio Violino (in via don Teotti vi soffermerete di sicuro) oppure a Sanpolino, dove i «piloni» in cemento che sorreggono i binari della metropolitana leggera sono una vera e propria «galleria» tutta da ammirare a passo di camminata. Un’altra opera da non farsi sfuggire è il murale di Raul Oprea, in arte Saddo, che propone le sue «donne forti». Saddo dedica il suo murale alle donne che giocano a calcio, che a Brescia si riconoscono nel Brescia calcio Leonessa: non a caso non mancano la «V »bianca sul petto, il campo da calcio e il pallone. Il tutto dipinto su una delle pareti della scuola Canossi nel quartiere Lamarmora.
Scivolando verso ovest, c’è un’opera (letteramente) collettiva. A realizzarla, con l’aiuto e sotto la guida dell’artista Jupiterfab e dei suoi collaboratori sulla scia del progetto «Oltre la strada» per la riqualificazione e il rilancio di via Milano, sono stati i ragazzi della scuola secondaria di primo grado Romanino, a Fiumicello. Lasciare il proprio Paese d’origine e diventare parte di una nuova comunità. Trovarsi a fare i conti con l’altro e il diverso, prendere le distanze oppure accogliere. In due parole: immigrazione e integrazione. Sono questi i temi chiave, rappresentati da volti e da firme e pensieri dei ragazzi, ma soprattutto da una scritta significativa: «Noi siamo l’Italia», un messaggio impresso sul muro delle Case del Sole.
I murales più recenti hanno fatto il loro ingresso scenico di recente, sulla scorta della sesta edizione di Link Urban Art Festival. C’è la firma di Emanuele Poki sulle pareti esterne del museo di Scienze naturali di via Ozanam; Luca Zamot ha invece puntato la lente su San Bartolomeo con «il Maglio», opera ispirata alla lavorazione del ferro; infine il maxi graffito di Camilla Falsini, che spicca al Villaggio Violino, sulla facciata della scuola elementare Montale proprio sulla scia di un laboratorio che ha coinvolto i piccoli alunni. Chi poi si è trovato a passare in via Poisa, non avrà potuto non notare i 320 metri quadrati firmati da Vera Bugatti sulla facciata della sede di Assoartigiani.
È tutto? Assolutamente no. Tante sono le sorprese che le vie dei nostri quartieri riservano. Tra stencil in stile Banksy e improvvisazioni artistiche. A Brescia, insomma, l’arte si fa... (anche in) strada.
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